Ad ognuno di noi capita, a volte, di vivere particolari circostanze che scatenano in un istante una miriade di pensieri. Qualche giorno addietro ricevo – a distanza di pochi minuti l’una dall’altra – due mail tra loro molto contrastanti. Dai toni assai differenti e con impostazioni apparentemente inconciliabili, l’unico denominatore comune delle due missive è quello di parlare di episodi che hanno come protagonisti degli immigrati stranieri.
La prima lettera si riferisce ad un fatto di cronaca, avvenuto di recente, che sta facendo molto scalpore nei media popolari. Me la spedisce un mio ex compagno dell’università, una persona a cui sono legato da un’amicizia maturata nel tempo, ma da cui allo stesso tempo sono diviso per la diversa concezione a proposito del dialogo interculturale. È sua opinione che non ci potrà mai essere una reale integrazione tra popoli che non hanno radici comuni, è suo pensiero che il mescolamento costituisca un serio pericolo per l’identità nazionale italiana. Mi invia un articolo su Loyos Istocosa, il giovane rumeno che, in neanche una ventina di giorni, ha compiuto due differenti stupri a danni di una donna 45enne e di una ragazza di 14 anni. Prima delle abominevoli violenze, il rumeno aveva già macchiato la sua fedina penale con reati di furto e di ricettazione. Arrestato dalle forze dell’ordine, riceve immediatamente un ordine di espulsione dal nostro paese. Presentando ricorso contro tale provvedimento, Istocosa si vede dar ragione dal tribunale giudicante di Bologna che non accerta motivi validi per il rimpatrio forzato in Romania…
Non passano che pochi minuti, o forse addirittura secondi, che mi arriva una lettera che mi tocca il cuore. È una mia cara amica, straniera di un paese distante, verso cui l’Occidente spesso prova diffidenza. Mi racconta di un’esperienza amara e dolorosa: come ogni anno, deve rinnovare il suo permesso di soggiorno e per fare ciò è costretta ad estenuanti code presso la questura. Anche quest’anno la solita trafila, che diventa però ancora più lunga, ancora più insopportabile. È freddo a Perugia, sono giorni di neve e di tramontana, e una calca di persone esasperate affolla la cancellata dell’edificio. Più di 300 persone, molte delle quali anziani e bambini, tra l’indifferenza o addirittura l’arroganza degli agenti presenti per il pattugliamento. Attese lunghissime, per un pezzo di carta che significa tutto. “3 ore di fila ieri che faceva un freddo da cane! Sono tornata a casa raffreddata e con il mal di testa. Pero' non sono arrabbiata per questo, ma perche' c’erano dei bambini (di 1 anno, 3 anni, 7 anni…). Ed io, che stavo morendo dal freddo, guardavo i bambini che piangevano e le mamme disperate”.
Stranieri carnefici, stranieri vittime. Viviamo in un paese che in troppe occasioni gratifica gli uni e mortifica gli altri, che troppo spesso non sa dare nè rendere giustizia. Un paese che, lungi dall’avere mano ferma contro chi delinque, sbraita poi intolleranza viscida contro tutto ciò che è “altro”. Incapace di discernere tra bene e male…
La prima lettera si riferisce ad un fatto di cronaca, avvenuto di recente, che sta facendo molto scalpore nei media popolari. Me la spedisce un mio ex compagno dell’università, una persona a cui sono legato da un’amicizia maturata nel tempo, ma da cui allo stesso tempo sono diviso per la diversa concezione a proposito del dialogo interculturale. È sua opinione che non ci potrà mai essere una reale integrazione tra popoli che non hanno radici comuni, è suo pensiero che il mescolamento costituisca un serio pericolo per l’identità nazionale italiana. Mi invia un articolo su Loyos Istocosa, il giovane rumeno che, in neanche una ventina di giorni, ha compiuto due differenti stupri a danni di una donna 45enne e di una ragazza di 14 anni. Prima delle abominevoli violenze, il rumeno aveva già macchiato la sua fedina penale con reati di furto e di ricettazione. Arrestato dalle forze dell’ordine, riceve immediatamente un ordine di espulsione dal nostro paese. Presentando ricorso contro tale provvedimento, Istocosa si vede dar ragione dal tribunale giudicante di Bologna che non accerta motivi validi per il rimpatrio forzato in Romania…
Non passano che pochi minuti, o forse addirittura secondi, che mi arriva una lettera che mi tocca il cuore. È una mia cara amica, straniera di un paese distante, verso cui l’Occidente spesso prova diffidenza. Mi racconta di un’esperienza amara e dolorosa: come ogni anno, deve rinnovare il suo permesso di soggiorno e per fare ciò è costretta ad estenuanti code presso la questura. Anche quest’anno la solita trafila, che diventa però ancora più lunga, ancora più insopportabile. È freddo a Perugia, sono giorni di neve e di tramontana, e una calca di persone esasperate affolla la cancellata dell’edificio. Più di 300 persone, molte delle quali anziani e bambini, tra l’indifferenza o addirittura l’arroganza degli agenti presenti per il pattugliamento. Attese lunghissime, per un pezzo di carta che significa tutto. “3 ore di fila ieri che faceva un freddo da cane! Sono tornata a casa raffreddata e con il mal di testa. Pero' non sono arrabbiata per questo, ma perche' c’erano dei bambini (di 1 anno, 3 anni, 7 anni…). Ed io, che stavo morendo dal freddo, guardavo i bambini che piangevano e le mamme disperate”.
Stranieri carnefici, stranieri vittime. Viviamo in un paese che in troppe occasioni gratifica gli uni e mortifica gli altri, che troppo spesso non sa dare nè rendere giustizia. Un paese che, lungi dall’avere mano ferma contro chi delinque, sbraita poi intolleranza viscida contro tutto ciò che è “altro”. Incapace di discernere tra bene e male…
Continua...