sabato 14 febbraio 2009

"Cambiare l'Università: ma come?" Un bilancio dell'iniziativa




Il video della serata

Mercoledì 12 febbraio, presso la Sala della Consulta del Comune di Bastia, si è tenuto l’incontro “Cambiare l’Università: ma come?”. L’iniziativa, organizzata insieme alle locali sezioni giovanili del Partito Democratico, dell’Italia dei Valori e dei Giovani Comunisti Italiani, ha segnato il debutto di Socialmente Giovani nell’allestimento di manifestazioni di natura socio culturale. La serata si proponeva di mantenere vivo, nel comprensorio assisiate-bastiolo, il dibattito relativo alle problematiche del mondo universitario e più in generale del sistema italiano dell’istruzione, destinati a subire profonde trasformazioni dopo l’approvazione dei pacchetti leggi del ministro Gelmini. In questo articolo intendo fare un breve bilancio dell’iniziativa, focalizzando in particolare l’attenzione su due aspetti di analisi.

L’incontro è stato a mio avviso particolarmente interessante per la qualità del dibattito che ha avuto seguito. Nei loro interventi, i nostri quattro ospiti (il prof. Roberto de Romanis, il dottor Fabio Trippetta, Leonardo Esposito e Gionata Gatticchi) hanno fornito una serie di spunti di riflessione che sono stati poi ripresi nella vivace discussione tenutasi successivamente con il pubblico. Sono stati toccati, con una certa minuzia negli aspetti specifici, molti dei punti di vertenzialità riguardanti l’Università italiana; dal problema storico del baronato, alla precarizzazione delle condizioni di lavoro del personale universitario, al deterioramento della qualità della ricerca e dell’offerta didattica che viene presentata agli studenti. Condivisa dall’assemblea è stata la critica alla legge Gelmini e ai suoi aspetti più contestati, quali ad esempio la possibilità di trasformare le Università in fondazioni di diritto privato, il blocco dei turnover per il personale docente o la controversa distinzione tra atenei virtuosi e non virtuosi. Molto dibattuta è stata infine la questione sullo stato del movimento di protesta universitario, la cosiddetta “onda studentesca” che negli ultimi mesi ha probabilmente perso buona parte della sua forza propositiva.

Il secondo aspetto di cui parlerò è invece relativo alla partecipazione del pubblico. All’iniziativa hanno presenziato circa 35-40 persone, un dato sostanzialmente in linea con manifestazioni simili che si tengono nel nostro comprensorio. A detta di chi vi scrive, tale numero può essere interpretato in una duplice valenza. Lo possiamo considerare soddisfacente se teniamo conto che la quasi totalità dei presenti era costituito da ragazzi con meno di 35 anni; in una città come Bastia, in cui non sempre vi è una larga adesione dei giovani ad iniziative “impegnate”, credo che una simile affluenza possa essere ritenuta positiva. Di contro, la naturale “faccia opposta” della medaglia è stata l’assenza delle altre generazioni. Non intendo certo aprire alcuna polemica, può anche darsi che questa mancanza sia stata dovuta ad una nostra incapacità di pubblicizzare e far conoscere l’evento. Ritengo tuttavia che è stata persa una possibilità d’incontro, un’occasione in cui chi ha più esperienza di noi potesse ascoltare la voce dei giovani della città, le loro esigenze, in particolare in una tematica che a noi sta particolarmente a cuore.

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