Terza puntata della nostra rubrica un “Mondo di Tutti” e prima volta in cui ci occupiamo di una storia proveniente dalla vecchia Europa. Qualche giorno fa, abbiamo intervistato un ragazzo di origine albanese, Istiljan, 22 anni, gli ultimi otto dei quali passati in Italia. E come nelle precedenti occasioni, la lunga chiacchierata ci ha permesso di conoscere punti di vista differenti da quelli a cui siamo abituati e di riflettere insieme sulle possibilità di dialogo e di confronto con persone e culture di altri paesi.
La vicenda personale di Istiljan non è dovuta passare dalle peripezie tragiche affrontate da molti Albanesi per sfuggire da una condizione di miseria e povertà. Da qualche anno per fortuna, non sono più molte le zattere improvvisate che lasciano l’Albania con il loro carico di disperati, alla ricerca di possibilità di riscatto nel ricco mondo occidentale. Isti è invece arrivato in Italia con un normale traghetto e con tutti i documenti a posto, ottenendo il ricongiungimento familiare con il padre che già da alcuni anni lavorava nel nostro paese.
Fin dal primo momento di narrazione della sua storia, ci siamo incuriositi a quelle che erano le aspettative di vita nella terra che lo avrebbe ospitato. Isti ci ha risposto che, prima di partire, era molto contento di arrivare nel nostro paese, principalmente perché in questo modo si sarebbe potuto riunire con la sua famiglia ma anche perché comunque, per come veniva descritta da altri Albanesi, “l’Italia è come un giardino con tanti fiori e dentro i fiori si trovano i soldi. Tutti stanno bene e possono vivere meglio”.
Queste attese non sono poi in realtà venute meno, anche perché in Italia, pur con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni, esistono delle regole ed esiste uno Stato che garantisce a tutti i servizi minimi per una vita dignitosa. Di fronte al nostro sorriso verso queste affermazioni, Isti ci ha fatto capire che la differenza si percepisce eccome quando hai vissuto in un paese dove non c’era lavoro oppure si aveva accesso all’acqua corrente e alla luce solo per poche ore al giorno e dove le istituzioni ─ uscite malconce dalla lunga fase del comunismo e dalla terribile crisi finanziaria del 1997 ─ erano completamente devastate dalla corruzione e dall’immobilismo.
Istiljan ha osservato inoltre (destando una certa sorpresa da parte nostra) come gli Italiani abbiano una grande attenzione per il lavoro, sicuramente maggiore rispetto a quella dei propri connazionali, troppo spesso interessati ─ a suo avviso ─ al divertimento e alla bella vita (anche se poi ha precisato che questo discorso non si può generalizzare a tutti gli Albanesi). In Italia, si pensa a lavorare fin da giovani e probabilmente ci si impegna nel lavoro di più anche rispetto a nazioni come Francia o Germania.
Approfondendo il discorso del suo rapporto personale con la popolazione e la società italiana, Istiljan afferma che non se ne può affatto lamentare. Ci sono certamente delle cose che non gli piacciono, come ad esempio la tendenza a rinviare all’infinito gli impegni presi oppure a non mantenere sempre la parola data (cosa cui invece gli Albanesi tengono molto). Altro aspetto rilevato è che qui in Italia si fanno le cose con troppa furbizia, pensando spesso solamente al rendiconto personale. Tutto ciò comunque non ha mai comportato particolari problemi con gli Italiani, da cui è stato accolto abbastanza bene. Tre settimane dopo il suo arrivo in Umbria, Istiljan si è spostato al collegio di Roccaporena, per studiare presso un istituto tecnico di Cascia. A parte qualche iniziale difficoltà di ambientamento, dovute soprattutto al fatto che ancora non avesse pienamente ingranato con la nostra lingua, Istiljan è riuscito ad integrarsi velocemente, in un ambiente peraltro non semplice, visto che il collegio ospitava molti ragazzi provenienti da contesti familiari difficili. Simpatico e allo stesso tempo significativo un episodio che ci ha raccontato della sua esperienza in Valnerina. Quando gli abitanti del posto si sono resi conto di avere di fronte un ragazzo a posto, molti hanno cominciato a dirgli: “Ah, ma non pensavamo che gli Albanesi fossero così calmi e tranquilli”.
In fin dei conti, aldilà delle normali differenze culturali, Italiani e Albanesi non sono poi così lontani tra di loro. La differenza esiste, Istiljan non la nega, ma non è poi certo incolmabile come spesso si cerca di far credere. Questo lo conferma anche il fatto che in Albania ci siano tantissimi Italiani oppure come le abitudini quotidiane non siano poi così dissimili, tant’è nelle famiglie albanesi pasta e pizza sono popolari come in Italia! Ciò nonostante, ancora molto si deve fare affinché si possa avere uno scambio costruttivo tra le due comunità. Alla nostra domanda se, a suo avviso, gli Italiani sono razzisti, Istiljan risponde negativamente ma afferma anche che non ci sono molte occasioni di dialogo. La compagnia di amici che frequenta è costituita principalmente da ragazzi suoi connazionali e in generale ha notato come, tra Italiani e Albanesi, non ci sia un interesse reciproco a conoscersi gli uni con gli altri.
Con Istiljan abbiamo anche affrontato il tema dell’attenzione mediatica verso quei fatti di cronaca che vedono coinvolti gli stranieri. Isti capisce la paura diffusa che molti Italiani hanno sviluppato negli ultimi tempi, anche perchè ─ sebbene la stragrande maggioranza degli stranieri sia costituita da persone oneste ─ è pure vero che diverse vicende recenti hanno visto come protagonisti degli immigrati (ricorda però che non si può far passare un intero popolo come criminale per colpa di “quattro stupidi”). Peraltro molti degli Albanesi che sono sbarcati in Italia provengono dalle regioni rurali del paese, dove c’è probabilmente un minore grado d’istruzione e di sensibilità civica che ─ a detta di Isti ─ contribuisce alla mancanza del rispetto delle regole. Grande responsabilità è però da attribuire anche alla giustizia italiana che non è in grado di punire a dovere chi si macchia di fatti criminosi. In Albania, i metodi sono probabilmente più spicci. Se fai qualcosa di sbagliato, magari ti mandano in galera per una sola notte: ma quella notte difficilmente te la dimentichi per il resto della tua vita!
In conclusione della piacevole conversazione, abbiamo chiesto in che condizioni si trova l’Albania oggi. Isti premette che la sua risposta non può essere completamente attendibile, in quanto oramai torna nel suo paese solo un paio di settimane all’anno e molte cose, di conseguenza, possono sfuggirgli. Da quello che vede tuttavia, pur permanendo grosse problematiche strutturali, sembra che finalmente si stia intraprendendo qualche passo in avanti verso la modernità. Sono state costruite molte nuove strade e infrastrutture, si sta finalmente parlando della possibilità di essere ammessi nella Comunità Europea ed è probabile anche che il paese entrerà a far parte nella NATO. Il sindaco di Tirana è stato eletto nel 2004 come miglior sindaco del mondo, superando colleghi di città molto più famose ed importanti. Nello stato sussiste poi un reciproco rispetto tra le comunità religiose presenti, vale a dire la maggioranza mussulmana e i cristiani cattolici e ortodossi. Tutti segnali incoraggianti perché l’Albania possa intraprendere una strada di sviluppo e di pace. E’ in questo nuovo paese che Istiljan vede il suo futuro. Ad apposita domanda, la sua risposta è secca, senza alcuna esitazione: “Sì, tornerò in Albania”. Da parte nostra, i migliori auguri perché tutti i suoi desideri possano realizzarsi.
La vicenda personale di Istiljan non è dovuta passare dalle peripezie tragiche affrontate da molti Albanesi per sfuggire da una condizione di miseria e povertà. Da qualche anno per fortuna, non sono più molte le zattere improvvisate che lasciano l’Albania con il loro carico di disperati, alla ricerca di possibilità di riscatto nel ricco mondo occidentale. Isti è invece arrivato in Italia con un normale traghetto e con tutti i documenti a posto, ottenendo il ricongiungimento familiare con il padre che già da alcuni anni lavorava nel nostro paese.
Fin dal primo momento di narrazione della sua storia, ci siamo incuriositi a quelle che erano le aspettative di vita nella terra che lo avrebbe ospitato. Isti ci ha risposto che, prima di partire, era molto contento di arrivare nel nostro paese, principalmente perché in questo modo si sarebbe potuto riunire con la sua famiglia ma anche perché comunque, per come veniva descritta da altri Albanesi, “l’Italia è come un giardino con tanti fiori e dentro i fiori si trovano i soldi. Tutti stanno bene e possono vivere meglio”.
Queste attese non sono poi in realtà venute meno, anche perché in Italia, pur con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni, esistono delle regole ed esiste uno Stato che garantisce a tutti i servizi minimi per una vita dignitosa. Di fronte al nostro sorriso verso queste affermazioni, Isti ci ha fatto capire che la differenza si percepisce eccome quando hai vissuto in un paese dove non c’era lavoro oppure si aveva accesso all’acqua corrente e alla luce solo per poche ore al giorno e dove le istituzioni ─ uscite malconce dalla lunga fase del comunismo e dalla terribile crisi finanziaria del 1997 ─ erano completamente devastate dalla corruzione e dall’immobilismo.
Istiljan ha osservato inoltre (destando una certa sorpresa da parte nostra) come gli Italiani abbiano una grande attenzione per il lavoro, sicuramente maggiore rispetto a quella dei propri connazionali, troppo spesso interessati ─ a suo avviso ─ al divertimento e alla bella vita (anche se poi ha precisato che questo discorso non si può generalizzare a tutti gli Albanesi). In Italia, si pensa a lavorare fin da giovani e probabilmente ci si impegna nel lavoro di più anche rispetto a nazioni come Francia o Germania.
Approfondendo il discorso del suo rapporto personale con la popolazione e la società italiana, Istiljan afferma che non se ne può affatto lamentare. Ci sono certamente delle cose che non gli piacciono, come ad esempio la tendenza a rinviare all’infinito gli impegni presi oppure a non mantenere sempre la parola data (cosa cui invece gli Albanesi tengono molto). Altro aspetto rilevato è che qui in Italia si fanno le cose con troppa furbizia, pensando spesso solamente al rendiconto personale. Tutto ciò comunque non ha mai comportato particolari problemi con gli Italiani, da cui è stato accolto abbastanza bene. Tre settimane dopo il suo arrivo in Umbria, Istiljan si è spostato al collegio di Roccaporena, per studiare presso un istituto tecnico di Cascia. A parte qualche iniziale difficoltà di ambientamento, dovute soprattutto al fatto che ancora non avesse pienamente ingranato con la nostra lingua, Istiljan è riuscito ad integrarsi velocemente, in un ambiente peraltro non semplice, visto che il collegio ospitava molti ragazzi provenienti da contesti familiari difficili. Simpatico e allo stesso tempo significativo un episodio che ci ha raccontato della sua esperienza in Valnerina. Quando gli abitanti del posto si sono resi conto di avere di fronte un ragazzo a posto, molti hanno cominciato a dirgli: “Ah, ma non pensavamo che gli Albanesi fossero così calmi e tranquilli”.
In fin dei conti, aldilà delle normali differenze culturali, Italiani e Albanesi non sono poi così lontani tra di loro. La differenza esiste, Istiljan non la nega, ma non è poi certo incolmabile come spesso si cerca di far credere. Questo lo conferma anche il fatto che in Albania ci siano tantissimi Italiani oppure come le abitudini quotidiane non siano poi così dissimili, tant’è nelle famiglie albanesi pasta e pizza sono popolari come in Italia! Ciò nonostante, ancora molto si deve fare affinché si possa avere uno scambio costruttivo tra le due comunità. Alla nostra domanda se, a suo avviso, gli Italiani sono razzisti, Istiljan risponde negativamente ma afferma anche che non ci sono molte occasioni di dialogo. La compagnia di amici che frequenta è costituita principalmente da ragazzi suoi connazionali e in generale ha notato come, tra Italiani e Albanesi, non ci sia un interesse reciproco a conoscersi gli uni con gli altri.
Con Istiljan abbiamo anche affrontato il tema dell’attenzione mediatica verso quei fatti di cronaca che vedono coinvolti gli stranieri. Isti capisce la paura diffusa che molti Italiani hanno sviluppato negli ultimi tempi, anche perchè ─ sebbene la stragrande maggioranza degli stranieri sia costituita da persone oneste ─ è pure vero che diverse vicende recenti hanno visto come protagonisti degli immigrati (ricorda però che non si può far passare un intero popolo come criminale per colpa di “quattro stupidi”). Peraltro molti degli Albanesi che sono sbarcati in Italia provengono dalle regioni rurali del paese, dove c’è probabilmente un minore grado d’istruzione e di sensibilità civica che ─ a detta di Isti ─ contribuisce alla mancanza del rispetto delle regole. Grande responsabilità è però da attribuire anche alla giustizia italiana che non è in grado di punire a dovere chi si macchia di fatti criminosi. In Albania, i metodi sono probabilmente più spicci. Se fai qualcosa di sbagliato, magari ti mandano in galera per una sola notte: ma quella notte difficilmente te la dimentichi per il resto della tua vita!
In conclusione della piacevole conversazione, abbiamo chiesto in che condizioni si trova l’Albania oggi. Isti premette che la sua risposta non può essere completamente attendibile, in quanto oramai torna nel suo paese solo un paio di settimane all’anno e molte cose, di conseguenza, possono sfuggirgli. Da quello che vede tuttavia, pur permanendo grosse problematiche strutturali, sembra che finalmente si stia intraprendendo qualche passo in avanti verso la modernità. Sono state costruite molte nuove strade e infrastrutture, si sta finalmente parlando della possibilità di essere ammessi nella Comunità Europea ed è probabile anche che il paese entrerà a far parte nella NATO. Il sindaco di Tirana è stato eletto nel 2004 come miglior sindaco del mondo, superando colleghi di città molto più famose ed importanti. Nello stato sussiste poi un reciproco rispetto tra le comunità religiose presenti, vale a dire la maggioranza mussulmana e i cristiani cattolici e ortodossi. Tutti segnali incoraggianti perché l’Albania possa intraprendere una strada di sviluppo e di pace. E’ in questo nuovo paese che Istiljan vede il suo futuro. Ad apposita domanda, la sua risposta è secca, senza alcuna esitazione: “Sì, tornerò in Albania”. Da parte nostra, i migliori auguri perché tutti i suoi desideri possano realizzarsi.
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