venerdì 13 febbraio 2009

CINQUE NOTTI DI CENTO PAROLE

NOTTE NEL PARCO

La panchina se ne stava tutta sola, in mezzo al parco, mentre le ombre della sera scivolavano lente su di lei, che cercava, con la sua vernice verde, di confondersi con il verde del parco (al quale comunque non riusciva a somigliare). Spunta la luna, e con essa l’argento. La panchina assorbe il freddo notturno, che si moltiplica nelle sue vene di ferro. È l’una di notte. Una figura si avvicina alla panchina, e questa, obbediente e fedele, si prepara ad accogliere il peso di un corpo stanco, di una giacca marrone, di una barba grigia, di una preghiera muta.

NOTTE D’AMORE

Quattro del mattino? No, l’orologio digitale segnava le 04.23. La porta di casa si richiuse con discrezione, gli scalini scricchiolarono sotto i passi pesanti di un uomo ubriaco, la luce del bagno si accese, timida, per spegnersi sette minuti dopo. La penombra della camera da letto fu penetrata da due occhi umidi, lucidi d’amore e d’alcool. La donna insonne sentì l’uomo che le si sdraiava accanto, che le voltava le spalle sospirando. Un sospiro d’amore, amore che non le apparteneva più. Venne il mattino, portando con sé il mal di testa di lui e sigillando il silenzio dolente di lei.

NOTTE DI CARTA

Il ragazzo piegava e dispiegava il foglio, formava quadrati che lentamente diventavano, allungandosi, i fianchi delle barca, gli occhi a mandorla della donna, il seme fecondatore, l’inizio, mentre il foglio si sottometteva alle lunghe mani sottili del ragazzo. Il mattino entrò allegro e dorato nella stanza della donna dagli occhi a mandorla, le bagnò la fronte febbricitante con la sua luce dispettosa e le sussurrò piano che era ora di alzarsi. Ad aspettarla, sul davanzale della finestra, c’era una barca di carta colorata. Piccola, solida, potente. La donna con gli occhi a mandorla la prese tra le mani. E sorrise.

NOTTE PER STRADA

Stretti nel camion in marcia, trenta uomini cercavano di non pensare a quello che sarebbe successo un chilometro più tardi. Il camion procedeva veloce per le strade quasi sgombere, per alte e aride montagne, fino alla frontiera. I trenta uomini non vedevano nulla, respiravano aria consumata e si riscaldavano con il fiato del vicino, non meno ansioso del loro. Senza che loro potessero vederla scomparire, la loro terra sussurrava addio e piangeva lacrime di polvere. Un’altra terra sonnecchiava al di là della frontiera, e vedendoli arrivare alzava le braccia per spingerli indietro. Ma la notte resta, nascondendo addii e proteste.

NOTTE DI UN RAPINATORE CONFUSO

L’uomo camminava nella strada, illuminato dalla luce malaticcia dei lampioni. Era freddo e si stringeva nella giacca, pensava a ciò che la donna gli aveva detto. -Non serve che scappi, rapinatore. Ti difenderei di fronte alla polizia, al boia e al Creatore- Maneggiava quelle parole, pronunciate mentre egli cercava di scappare dalla finestra per non farsi riconoscere, le girava e le rigirava per capirne il senso. Era più volte stato denunciato, qualche volta era anche finito in galera, la polizia lo conosceva bene. Ma non aveva mai sentito parole tanto strane. Mentre ci pensava, la luna complice splendeva in cielo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Notti di passeggiate tra le vie della città. Una città pare che nascano queste descrizioni, tra le vie di alti palazzi sembra si possano perdere tutte le parole dette e non dette, solo pensate e poi completamente dimenticate tra le lenzuola di una vita matrimoniale ormai consumata...
Ogni immagine pare in attesa di qualche evento che possa scuotere da un momento all'altro questo equilibrio precario, ma apparentemente incrollabile. Mi piace pensare che tutto possa improvvisamente cambiare e possa la nostra mente ricominciare a vagare alla ricerca di un nuovo equilibrio instabile. Hai descritto un bellissimo viaggio nelle lunghe notti di ogni dove Continua a viaggiare, non ti fermare. Complimenti.

Pablos Parigi

ludasmatyi ha detto...

La notte è ricca di figure come quelle che tu descrivi, ma troppo spesso non le vediamo perchè siamo stanchi ed indifferenti. Solo se siamo veramente "desti" possiamo vedere ciò che accade intorno a noi.