sabato 20 settembre 2008

Una storia pulita dentro e bella fuori: la Rocchetta cacciata dal Rio Fergia!




Cronaca della vertenza
Nel video caricato, ci siamo divertiti a descrivere la vertenza del Rio Fergia con un linguaggio sicuramente non troppo formale, arricchito – per così dire – da qualche cadenza o espressione “locale” tipica della nostra regione. Questa scelta può forse creare, a chi umbro non è, qualche piccolo problema di comprensione e quindi risulta doveroso fare un breve resoconto della vicenda in una versione un po’ più ortodossa!

La questione di cui stiamo parlando consiste in un contenzioso molto aspro tra l’azienda delle acque minerali Rocchetta S.p.a. e gli abitanti di una fascia di territorio compresa tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra. La storia ha inizio nel 2003, quando la Rocchetta ottiene dal comune di Gualdo un permesso per ricercare l’acqua in un monte della zona, il Monte Penna, e costruisce un pozzo di emungimento sopra la frazione di Corcia. Pochi giorni dopo però, una schiuma biancastra appare sulle acque del Rio Fergia, un fiume le cui sorgenti sono proprio a pochi chilometri dal pozzo. Come si scoprirà più tardi, il pozzo di Corcia e le sorgenti del Rio Fergia sono tra loro comunicanti e la schiuma era dovuta a delle sostanze particolari “tensioattive” che la Rocchetta aveva utilizzato per scavare meglio la terra.

Ai piedi delle fonti del Rio Fergia, sorge un piccolo paese di nome Boschetto, una cui prima particolarità è quella di ricadere sia sotto l’amministrazione di Nocera che sotto quella di Gualdo (l’abitato funge praticamente da confine tra i due comuni). La seconda particolarità è invece quella di avere una popolazione ─ e lo vedremo ─ con una buona dose di “attributi” che in modo coriaceo si oppone a tutti i soprusi che provengono dall’alto! Gli abitanti naturalmente incominciano a preoccuparsi, non solo perché le ricerche della Rocchetta a Corcia non vengono sospese (sebbene nel 2004 un rapporto dell’ ARPA confermasse che il pozzo e il fiume erano effettivamente comunicanti) ma anche perché, in poco tempo, la portata del fiume inizia a calare drasticamente.

La Rocchetta peraltro aveva già avuto a Gualdo un precedente per nulla rassicurante. L’azienda infatti viene considerata la principale artefice del prosciugamento del locale fiume Feo; questo corso d’acqua ha visto nell’ultimo decennio una diminuzione notevole della sua portata e oggi il suo letto è desolatamente secco. La Rocchetta ha utilizzato il Feo fin dal suo arrivo a Gualdo negli anni ’90 e nel solo 2005 vi ha estratto qualcosa come 400 milioni di litri d’acqua (guarda articolo di Luca Martinelli). Per dare un’idea del volume di affari, sempre nel 2005 la Rocchetta ha pagato per le concessioni 50 centesimi di euro ogni mille litri (meno di un cittadino normale che all’epoca ne spendeva 60!). Tenendo conto poi ogni bottiglia da un litro e mezzo veniva rivenduta a 55 centesimi di euro, andatevi a ristudiare le proporzioni e troverete che l’azienda ci ha guadagnato una cifra attorno ai 150 milioni di euro…

Questo capitale andava ad aggiungersi a quello di un’altra importante società nel campo delle acque minerali, la famosa Uliveto. I due marchi fanno capo ad un’unica società, la Cogedi della famiglia De Simone-Niquesa (ecco spiegato il motivo per cui Del Piero e Chiabotto fanno cip cip nelle pubblicità nazionali). La Cogedi – che ha diversi legami finanziari all’estero – costituisce il terzo gruppo delle acque minerali in Italia, venendo dietro solo a Nestlè e San Benedotto. Una posizione dunque assolutamente invidiabile, visto che nel nostro paese il consumo di acqua minerale aumenta costantemente anno dopo anno e gli Italiani ne sono i maggiori consumatori a livello mondiale (con più di 180 litri annui a persona).

La lotta per la difesa del fiume che la gente di Boschetto si apprestava ad intraprendere si preannunciava dunque come molto difficoltosa. C’è comunque da dire che gli abitanti della piccola frazione avevano già mostrato in passato di che pelle erano fatti. Nei primi anni ’90, erano scesi in strada per opporsi alle decisioni che erano state prese nei due capoluoghi comunali. Gualdo e Nocera infatti intendevano spartirsi il Rio Fergia, appropriandosi di un grosso quantitativo di acqua per i rispettivi acquedotti. Non avevano però fatto i conti con i “boschettiani” che si organizzarono nel locale Comitato Rio Fergia e occuparono per oltre trenta mesi le sorgenti del fiume. Ai due comuni non rimase altro che cercare un compromesso, il quale si concretizzò nel Protocollo d’Intesa del 1993 firmato anche dal presidente del Comitato Sauro Vitali. Il documento stabilì che Nocera potesse prelevare una quantità di acqua pari a 28 litri al secondo, mentre Gualdo 8 l/s.

Il Comitato si riformò nel 2003 proprio in seguito allo scavo del pozzo della Rocchetta a Corcia. La situazione tuttavia cominciò a diventare incandescente a partire dal settembre 2006, quando la Regione Umbria deliberò il rilascio di una nuova concessione di acqua minerale nella zona del pozzo di Corcia (tale decisione fu peraltro presa in un periodo in cui l’Umbria stava affrontando una grave crisi idrica e non mancò dunque di surriscaldare ancora di più gli animi). Nello stesso documento, furono fissati i termini dei prelievi all’interno dell’intero bacino: Nocera continuava a mantenere i suoi 20 l/s, la nuova concessionaria (vale a dire Idrea; una società che pur facendo sempre parte della Cogedi rappresentava comunque un soggetto diverso da Rocchetta) ne avrebbe sfruttati 12 (ridotti a 7 nel periodo estivo), mentre Gualdo passava da 8 a 1 l/s. Dunque i 28 l/s prelevabili secondo il Protocollo d’Intesa del 1993 venivano aumentati a 33 l/s. Inoltre, la deliberazione della Regione stabiliva che le utenze di Boschetto ricadenti sotto Gualdo sarebbero state staccate dall’acquedotto alimentato dal Rio Fergia, per essere successivamente collegate con altre fonti di approvvigionamento…In pratica, parte degli abitanti di Boschetto non poteva usare l’acqua del fiume locale perché la Regione (con il comune di Gualdo consenziente) aveva dato la concessione del bacino all’Idrea!

La decisione della Regione venne più tardi confermata anche dagli uffici regionali competenti in tematiche ambientali, con una determina dirigenziale del maggio del 2007. Sempre nel 2007, ma a luglio, il Comune di Gualdo rilasciava il permesso di costruire una condotta di 4 km dal Pozzo Corcia fino agli stabilimenti dell’azienda. All’ Idrea veniva inoltre concessa la possibilità di utilizzare ─ durante la fase di estrazione delle acque ─ i pozzi di emungimento (oltre a quello di Corcia, altri due erano in costruzione nella frazione di Rigàli).

Ciò aumentò ancora di più i malumori all’interno del Comitato, in quanto l’uso di questi impianti veniva considerato un grave pericolo per tutto il circuito idrogeologico della zona. Il pozzo di Corcia era stato scavato a una profondità di 180 metri sotto le falde del Rio Fergia ed è era un po’ come se fosse un enorme buco in cui si disperdeva l’acqua di tutto il bacino idrico. Inoltre alcuni studi dell’Arpa avevano evidenziato che, da quando erano iniziati gli scavi, c’era stato un cambiamento qualitativo delle acque, con un aumento notevole delle quantità di solfati presenti. Tali risultati peraltro sono stati tenuti nascosti per diverso tempo dai dirigenti dell’agenzia e fatti emergere solamente più tardi dal prof. Tulipano, docente ordinario di idrogeologia applicata a La Sapienza di Roma che fu incaricato dal Comune di Nocera di svolgere delle indagini sul bacino.

Il Comitato Rio Fergia non è rimasto naturalmente a guardare impassibile il corso degli eventi ma ha dato vita a tutta una serie di manifestazioni con l’intento di riprendersi il fiume. L’apice della protesta si è avuto nel luglio-agosto del 2007: gli abitanti di Boschetto hanno bloccato simbolicamente la Flaminia il 21 di luglio, hanno fatto venire le televisioni (con le Iene e Riccardo Iacona)…ma soprattutto hanno formato dei presidi a Corcia con i quali hanno bloccato in più occasioni gli operai dell’Idrea mandati per dare inizio ai lavori della condotta e adeguare il pozzo alla concessione. Nel frattempo avevano già presentato diversi ricorsi al TAR dell’Umbria per chiedere l’annullamento di tutte le decisioni prese fino allora. Anche il Comune di Nocera, schierato contro la concessione, presentò un ricorsò.

Furono giorni di tensione palpabile, con reciproci scambi di accuse tra il Comitato e gli esponenti politici. Nell’intervista che abbiamo realizzato con Sauro Vitali, il presidente del Comitato Rio Fergia ─ oltre a ricordare i grandi interessi economici in gioco nella vertenza ─ denuncia come tutte le istituzioni e partiti politici abbiano avuto un atteggiamento di connivenza nei confronti della Rocchetta, trascurando invece l’interesse pubblico dei cittadini. Quest’ultimi si opposero con grande determinazione alle delibere della Regione e del comune di Gualdo. Nell’immaginario collettivo di Boschetto, rimangono nella memoria le campane suonate dal parroco alle tre di notte per avvertire la popolazione dell’arrivo delle ruspe. Il paese intero ─ dai più giovani fino ai pensionati ─ mise in campo tutte le sue forze per salvaguardare il proprio fiume in pericolo...

Nell’agosto del 2007, la prefettura decise di sospendere i lavori dell’Idrea almeno fino a quando non fossero arrivate le valutazioni del Tribunale Amministrativo. Le cinque sentenze del TAR ─ attese per l’autunno del 2007 ─ furono promulgate solo tra maggio e a giugno del 2008. Ma per il Comitato valse sicuramente la pena aspettare! Infatti il TAR accolse buona parte della ragioni esposte dagli enti ricorrenti e sancì l’annullamento delle delibere regionali che rilasciavano la concessione ad Idrea nonché del permesso di costruire la condotta fornito dal comune di Gualdo. Il Tribunale Amministrativo dell’Umbria riconobbe molti punti di criticità, in particolare che:
  • alcuni dei terreni su cui era previsto il passaggio della condotta non erano pubblici ma soggetti ad un uso privato; dunque l’Idrea non aveva nessun titolo per costruirvi l’opera;
  • la commissione edilizia del comune di Gualdo che ha rilasciato i permessi era formata soprattutto da politici e non da tecnici;
  • non era stata fornita alcuna valutazione di compatibilità ambientale del progetto né tantomeno era stato dimostrato che l’opera garantisse il deflusso minimo vitale dell’intero bacino idrico ;
  • non era stato dimostrato che il progetto potesse avere delle ricadute economiche positive per il territorio né tanto meno che la società Idrea avesse i requisiti necessari (economici, patrimoniali, di conoscenze) per sfruttare una concessione come quella di Boschetto.
Le sentenze del TAR segnano sicuramente un punto a favore molto importante per gli abitanti di Boschetto. Tuttavia la vicenda non può ancora dichiararsi conclusa; infatti, da una parte Idrea, Regione Umbria e comune di Gualdo possono ancora ricorrere al Consiglio di Stato; dall’altra il Comitato ha dichiarato che non porrà termine alla sua azione fino a quando non verranno completamente smantellati i pozzi. La vertenza del Rio Fergia non è rimasta confinata alle sole cronache locali ma ha assunto una certa rilevanza anche a livello nazionale ed internazionale. La lotta dei cittadini di Boschetto è stata considerata un simbolo della campagna di ripubblicizzazione dell’acqua, quella campagna cioè che punta a dichiarare l’acqua come un bene pubblico non mercificabile. Più in generale, l’esperienza del Rio Fergia viene presa a modello per tutti i movimenti che si battono per la difesa del territorio e dei beni comuni. E il prossimo gennaio la vertenza approderà addirittura su un palcoscenico mondiale, visto che Sauro Vitali (con altri esponenti del Comitato) è stato invitato a parlare al Forum Mondiale Sociale di Belem (Brasile). E così tutto il mondo saprà di Del Piero e della Chiabotto, dell'uccelletto e della soraccia...che sarà pure pulita dentro, ma tanto bella fuori non mi pare proprio!!!!

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