mercoledì 21 ottobre 2009

Le donazioni del sangue, la situazione generale in Umbria. Intervista ad Andrea Motti, presidente AVIS Perugia


Partiamo con una descrizione sulla situazione delle donazioni di sangue in Umbria. Quanti donatori ci sono nella nostra regione? Tale dato è in linea con quello delle altre regioni d’Italia? E soprattutto, questo numero è sufficiente a soddisfare il fabbisogno di sangue necessario?
Attualmente in Umbria ci sono circa 27 mila donatori che fanno della nostra regione la quarta in Italia per incidenza percentuale sulla popolazione. Questo è sicuramente un dato positivo, anche tenendo conto dell’età media elevata degli abitanti (l’Umbria è, dopo la Liguria, la regione con il più alto indice di invecchiamento). Il loro numero peraltro aumenta costantemente anno dopo anno, così come quello delle donazioni effettive di sangue. Per quest’ultime non siamo posizionati tanto bene come lo siamo invece per i donatori, ma ciò dipende anche da una scelta fatta dalle Avis e dalle strutture sanitarie locali, che hanno puntato ad una quantità minore di donazioni per ogni singola persona (come misura di prevenzione del donatore stesso). Rimane tuttavia una forbice del 5-10% tra il sangue raccolto e il fabbisogno effettivo, una discrepanza che nel corso degli anni non si è riusciti a colmare. Si è costretti così ad importare il sangue necessario dall’estero, con conseguenze economiche non trascurabili. Considera che lo stato italiano spende mediamente una cifra intorno ai 700-800 milioni di euro all’anno per comprare sangue ed emoderivati. Prova ad immaginare quanti altri servizi sanitari potrebbero essere coperti se riuscissimo a soddisfare autonomamente tale fabbisogno...

Quali sono i motivi per cui, nonostante l’aumento delle donazioni, questa discrepanza non è stata ancora saldata?

Per quanto riguarda l’Umbria diciamo che sono fondamentalmente due, entrambi peraltro con una valenza positiva. Da una parte infatti, si è registrato un aumento della vita media delle persone che ha determinato un incremento della domanda (in effetti, le persone anziane hanno statisticamente dei consumi di sangue più elevati rispetto alle fasce medie). Il secondo motivo è che nella nostra regione vengono oggi praticate nuove tecniche di intervento chirurgico - impensabili fino a 10-15 anni fa - che richiedono un fabbisogno di sangue sempre crescente. Per dare un’idea, in alcune operazioni al fegato possono essere utilizzate (prima, durante e dopo l’intervento) anche 80 sacche per persona. Tenendo conto che un donatore può donare al massimo solo una volta ogni tre mesi, capisci quanto sia importante avere sempre molto sangue a disposizione.

In questo contesto, qual è il contributo dei giovani alle donazioni? E quali sono le difficoltà maggiori che ostacolano un loro maggiore coinvolgimento?
Nei ragazzi c’è un’alta disponibilità alle donazioni e di giovani se ne avvicinano realmente moltissimi. Possiamo dire che la fascia di ragazzi tra i 18 e i 30 anni rappresenta circa il 20% dei donatori complessivi. Qual è però la grossa difficoltà che riscontriamo con loro? Il problema è quello delle non idoneità temporali ai prelievi di sangue. Un donatore può essere sospeso per una o più donazioni per i motivi più disparati, dalla prescrizione di farmaci non compatibili, all’insorgere di influenze o altre malattie, fino ad un uso eccessivo di alcool. Ebbene, tra i donatori fino ai 30 anni di età, circa il 30% risulta temporaneamente non idoneo ai test sanitari che vengono fatti prima dei prelievi. Questo è purtroppo un dato molto alto, elevatissimo soprattutto nei maschi, e che è causato da stili di vita non corretti (soprattutto a causa del poco sonno e dell’abuso di alcool). Tale tendenza si è oramai consolidata negli ultimi 7-8 anni e non sembra accennare a diminuire. E peraltro i dati a nostra disposizione riguardano esclusivamente i giovani che si avvicinano alle donazioni...Come Avis, noi cerchiamo di rivolgerci ai giovani con numerose campagne di sensibilizzazione (andando nelle scuole, nelle discoteche o nei momenti aggregativi di ogni paese). Noi cerchiamo il loro apporto perché è necessario assolutamente un ricambio generazionale anche tra i donatori. Al giorno d’oggi, per fortuna, non si muore più per carenza di sangue, tuttavia essa rappresenta ancora un problema negli ospedali italiani. Non avere disposizione di sangue può significare allungare i tempi di chiamata per una certa operazione o un certo intervento, creando così disagi anche notevoli a persone che soffrono di gravi malattie (un problema cronico soprattutto in estate). E solamente con una partecipazione attiva e motivata di giovani, possiamo sperare di invertire la tendenza e raggiungere finalmente l’autosufficienza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

informazioni utili per tutti