domenica 25 ottobre 2009

Morte a Natale (dallo spettacolo "Natale. Via Capo di Buona Speranza")


(Entra un ragazzo. E’ magrissimo, tutto vestito di nero; in viso porta dipinto un funereo pallore)

RAGAZZO: (Declamando) La morte! La morte
è un giorno!
La morte senza andata
e senza ritorno!
La morte, la morte
che sale!
La morte, la morte
a Natale!

(Passa in quel momento un signore, carico di pacchi e buste multicolore. Con gran fatica a causa dei pacchi, tira fuori due monete dalla tasca del cappotto e le getta sulla cappello del ragazzo)

RAGAZZO: Grazie… (Riprende a declamare)
La morte! La morte!
La morte…

SIGNORE: (Lo interrompe) Santo Cielo ragazzo!

RAGAZZO: Sì?

SIGNORE: Dio mio, non hai qualcosa di più allegro da recitare?

RAGAZZO: Perché?

SIGNORE: Ma che diamine, è Natale!

RAGAZZO: Fa qualche differenza?

SIGNORE: Ma sì…certo che la fa! Insomma, se non si sta allegri nemmeno a Natale!

RAGAZZO: E mettiamo il caso che io non abbia alcun motivo di essere felice…eh? Mettiamo, per puro caso, che io venga da una serie di catastrofi e di disgrazie impensabili…bhè, a questo punto che si fa? Si sta allegri ugualmente?

SIGNORE: No, no di certo…ma in quel caso il Natale diventa motivo di speranza…

RAGAZZO: Ah, già, che stupido! Non ci avevo pensato! E lei, se mi posso permettere, spera o è felice?

SIGNORE: Sono felice. Si capisce.

RAGAZZO: Lei felice? (Ride)

SIGNORE: Ti faccio ridere? Pensi che io non sia un uomo felice?

RAGAZZO: No, signore…in tutta onestà, non credo che lei sia felice!

SIGNORE: Ma come fai a dirlo se nemmeno mi conosci?

RAGAZZO: Oh, signore! Io la conosco e come! Sa, vivendo per strada si imparano tante di quelle cose…

SIGNORE: Per esempio?

RAGAZZO: Per esempio che lei non ha alcuna voglia di tornare a casa!

SIGNORE: Questa è bella! E perché mai?

RAGAZZO: Andiamo! Come può aver voglia di tornare a casa, fra quelle mura nauseanti di falso pulito, piene di camice stirate e di odore di cera per pavimenti…con sua moglie e sua suocera in bigodini a urlarle appena entra in casa: “LE PATTINE!”! E poi via, a spettegolare tutta la sera, su tutto e su tutti… “Lo sai caro? La figlia di Perotti è rimasta incinta! Ma abortirà…perché sai di chi è il figlio?”, e subito la suocera: “Di Coletti, l’operaio! Capito la figlia di Perotti messa incinta da un operaio!”, “Certo che questi figli…”…finché poi, stanche, se ne vanno a letto, e allora per lei viene il momento più bello della giornata…da solo, a sonnecchiare davanti al televisore guardando programmi sconci, telefoni erotici e roba del genere…

SIGNORE: Dio mio…

RAGAZZO: Ma ci parla mai con sua moglie? No…solo di affitto e di bollette…e le vacanze? Oh, già, le vacanze! Quindici giorni al mare perché lo iodio fa tanto bene ai bambini…

SIGNORE: (Con un filo di voce) Dio mio…è così…

RAGAZZO: Lo so…lo so che è così! E lì, code sull’autostrada, con sua moglie a maledirla perché non è partito un’ora prima o un’ora dopo…tanto quello che fa lei è tutto sbagliato… E poi il lavoro, costretto in quel misero ufficio, schiavizzato da lecchini e da untuosi minicapi…e sua moglie a dirle: “Bonetti, lui sì che è un uomo…tu invece…”, e così suo figlio è cresciuto pensando che suo padre fosse il peggior coglione del mondo! Ma perché? Perché l’ha sposata? Perché adesso non è fra le braccia di quella ragazza dolce dal viso pallido che sognava davanti alle onde del mare e che chiedeva solo un suo abbraccio?

SIGNORE: (Impietrito) Darla…

RAGAZZO: Scappi signore, scappi signore…lei è ancora in tempo!

SIGNORE: E tu, ragazzo?

RAGAZZO: Oh, mi lasci stare…non badi a me! Per me è troppo tardi, è tutto troppo tardi! Oh, se potessi riavere un solo misero fottuto secondo…sì, tornerei dalla mia principessa con gli occhi azzurri che sognava ad occhi aperti in riva al mare…Dio, com’era bella! Dio come l’amavo! Giuro signore, mi basterebbe riavere quel secondo, e ‘stavolta non me ne andrei…no, mi volterei, la rincorrerei e le direi sì, e poi ancora sì, e poi ancora sì…le direi sì, amore mio, abbracciami ancora, un altro sogno amore, un altro ancora piccola mia…(urla) Ma non posso! Vede, la vede questa mia mostruosa magrezza, il mio volto scavato come quello di un morto? Ho l’AIDS signore…ho l’AIDS…sono fottuto, non ho scampo! E allora…allora non mi dica di dover essere felice…non posso far altro che cantare la Morte…la Morte a Natale….(Pausa) Dev’essere triste morire a Natale, davvero triste….(in lacrime) La prego, almeno lei, non mi dimentichi…pensi ogni tanto a me, a quel ragazzo mezzo morto col viso triste che, per caso, in una qualunque vigilia di Natale, le ha lasciato il suo testamento…la prego, non mi dimentichi…me lo prometta! (Il signore annuisce) Grazie…e ora mi scusi, ma devo tornare al mio lavoro…

SIGNORE: Non so nemmeno come ti chiami…

RAGAZZO: Non ha importanza signore…mi basta che lei si ricordi dei miei occhi…Addio, signore…

SIGNORE: No, aspetta! Perché addio? Lavori sempre qui, in questa strada, vero? Verrò a trovarti domani…

RAGAZZO: “Domani”... che parola! Vorrei tanto poterla usare! Addio signore!
(Esce il signore)

RAGAZZO: (Uscendo) La morte! La morte
è un giorno!
La morte senza andata
e senza ritorno!
La morte! La morte
che sale!
La morte! La morte
a Natale!
(Esce)

(SIPARIO)


RICCARDO LESTINI, 2001

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