In piena tempesta di neve si è svolta venerdì scorso a Perugia, presso la chiesa della SS Annunziata, a piazza Mariotti, una serata evento dal titolo. “Libere dalla violenza - rompere il silenzio” organizzata dall’associazione Cris, Centro Ricerca Intervento Sociale, e dalla sezione di Perugia di Amnesty International in collaborazione con la Chiesa Valdese di Perugia, Rete Antiviolenza e Donne contro la Guerra.
Un programma ben articolato, fitto di interventi, proiezioni, testimonianze, momenti informativi e drammatizzazioni del fenomeno della violenza, in cui hanno trovato spazio anche le danze, che ha pienamente soddisfatto la presidente del Cris, Isabella Paoli. Presente anche Beatrice Lilli, il cui libro testimonianza “Rose rosse. 17 anni di violenza” verrà presentato prossimamente anche al convegno “Mai più violenze” che si terrà il 26 marzo a Palazzo Donini a Perugia.
Il fenomeno della violenza sulle donne in famiglia è radicato nella nostra cultura e in passato anche la Chiesa, bibbia alla mano, lo ha giustificato, ha dichiarato Kathrin Zanetti-Eberhart, pastora della Chiesa Evangelica Valdese di Perugia. “Ma il messaggio cristiano è d’amore e non della legge del più forte” ha sottolineato la pastora ricordando che la Chiesa Valdese ha diverse strutture in Italia che offrono ospitalità alle donne in fuga dalla violenza.
Toccante la testimonianza di una ragazza, letta da Simona Freddio, coordinatrice didattica del corso di laurea in Ostetricia all'Università di Perugia, vittima di uno stupro. Il brigadiere che raccolse la sua denuncia si accertò se al momento dello stupro indossasse pantaloni aderenti e se avesse piercing alla bocca. Non meno traumatizzante fu la visita in ospedale svolta in presenza di cinque persone che assistevano, senza il consenso della paziente, e che provocò alla ragazza ulteriori lacerazioni sulle ferite, morali e fisiche, inflittele dallo stupratore. “Che cosa c’è da piangere?” le chiese il solerte ginecologo introducendo lo speculum e aggiunse: “guarda che se hai provato piacere non può essere considerata violenza sessuale”. Sembra un horror e invece è tutto vero. La lettera firmata si conclude con una frase “non riuscirò mai a trasmettere tutto il dolore”.
Alla serata ha partecipato anche l’associazione Artemisia di Firenze con un referente della campagna del “Fiocco bianco. Uomini impegnati contro la violenza”. Molto critica la situazione in Afganistan, secondo i volontari di Amnesty, dove le donne che si battono vengono osteggiate e gli uomini che commettono crimini contro di loro raramente sono incriminati. Nel Sud Africa, al centro della grande epidemia di HIV, il 55% dei contagi riguarda le donne.
Un programma ben articolato, fitto di interventi, proiezioni, testimonianze, momenti informativi e drammatizzazioni del fenomeno della violenza, in cui hanno trovato spazio anche le danze, che ha pienamente soddisfatto la presidente del Cris, Isabella Paoli. Presente anche Beatrice Lilli, il cui libro testimonianza “Rose rosse. 17 anni di violenza” verrà presentato prossimamente anche al convegno “Mai più violenze” che si terrà il 26 marzo a Palazzo Donini a Perugia.
Il fenomeno della violenza sulle donne in famiglia è radicato nella nostra cultura e in passato anche la Chiesa, bibbia alla mano, lo ha giustificato, ha dichiarato Kathrin Zanetti-Eberhart, pastora della Chiesa Evangelica Valdese di Perugia. “Ma il messaggio cristiano è d’amore e non della legge del più forte” ha sottolineato la pastora ricordando che la Chiesa Valdese ha diverse strutture in Italia che offrono ospitalità alle donne in fuga dalla violenza.
Toccante la testimonianza di una ragazza, letta da Simona Freddio, coordinatrice didattica del corso di laurea in Ostetricia all'Università di Perugia, vittima di uno stupro. Il brigadiere che raccolse la sua denuncia si accertò se al momento dello stupro indossasse pantaloni aderenti e se avesse piercing alla bocca. Non meno traumatizzante fu la visita in ospedale svolta in presenza di cinque persone che assistevano, senza il consenso della paziente, e che provocò alla ragazza ulteriori lacerazioni sulle ferite, morali e fisiche, inflittele dallo stupratore. “Che cosa c’è da piangere?” le chiese il solerte ginecologo introducendo lo speculum e aggiunse: “guarda che se hai provato piacere non può essere considerata violenza sessuale”. Sembra un horror e invece è tutto vero. La lettera firmata si conclude con una frase “non riuscirò mai a trasmettere tutto il dolore”.
Alla serata ha partecipato anche l’associazione Artemisia di Firenze con un referente della campagna del “Fiocco bianco. Uomini impegnati contro la violenza”. Molto critica la situazione in Afganistan, secondo i volontari di Amnesty, dove le donne che si battono vengono osteggiate e gli uomini che commettono crimini contro di loro raramente sono incriminati. Nel Sud Africa, al centro della grande epidemia di HIV, il 55% dei contagi riguarda le donne.
di Isabella Rossi
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