giovedì 9 ottobre 2008

Mozione UDU contro la legge 133/08

Come gentilmente richiesto pubblico questa lettera inviatami da Tommaso Bori, contenente una mozione dell'associazione universitaria UDU rivolta al Senato Accademico e ai Consigli di Facoltà dell'Università di Perugia. Tengo a precisare che questa pubblicazione non significa necessariamente l'adesione di Socialmente Giovani ai contenuti proposti nell'articolo. Tale decisione - la cui responsabilità spetta solo al sottoscritto - deriva da una mia personale volontà di aprire un confronto sui radicali cambiamenti che stanno riguardando l'attuale sistema dell'istruzione italiana. Chiunque volesse ribattere o dare comunque un contributo alla discussione, può inviare al nostro indirizzo e-mail (socialmentegiovani@gmail.com) un intervento di risposta, al quale assicuriamo uno spazio adeguato all'interno del blog.

Considerazioni in merito alla legge 133 in materia di università e ricerca
Con la presente il gruppo consiliare della Sinistra Universitaria – UDU Perugia intende manifestare la propria indignazione davanti all’ennesima destrutturazione del sistema di formazione pubblico del nostro Paese. Partendo da quanto deciso con il Decreto 112, convertito nella legge 133/2008, fino ad arrivare a quanto esternato dal Ministro Gelmini emerge come il mondo universitario, nei prossimi mesi, sarà investito da un sostanziale sconvolgimento.

Il provvedimento più grave riguarda il fatto che viene data facoltà alle Università di potersi trasformare in fondazioni di diritto privato, rinunciando così alla rappresentanza delle varie componenti negli organi collegiali, trasformando il personale in dipendenti, gli studenti in clienti, il diritto allo studio in servizio a pagamento. Viene inoltre ridotto il fondo di finanziamento ordinario di 1,5 miliardi in cinque anni e si mettono in campo limitazioni per le assunzioni, arrivando addirittura all’80% per i primi anni.

In questo modo non solo si mette in discussione il carattere pubblico dell’Università, la cui capacità di reperire fondi da soggetti privati diviene non solo questione di sopravvivenza, ma addirittura elemento di valutazione, in più si rischia di minare alla radice anche l’equa possibilità di accesso ai più alti gradi della formazione della persona, quindi della collettività.

Attualmente infatti i Corsi di Laurea devono rispettare alcuni parametri, come previsto dal Decreto Ministeriale che istituisce i “requisiti necessari”: fra questi un numero minimo di docenti per ogni Classe di Laurea e un preciso rapporto numerico fra studenti frequentanti e numero di docenti.

Con questi tagli si andrà ad aggravare l’attuale carenza di strutture e di personale docente, è palese il rischio che la soluzione a questo problema venga individuata in un proliferare di Corsi di Laurea a numero chiuso e nella estinzione di altri.

La possibilità di rimpiazzare solamente il 20% del personale che andrà in pensione porterà ad un peggioramento dei servizi agli studenti, alla scadenza della didattica, causata dall’estinzione della ricerca pubblica e libera, tutto verrò relegato alla logica del profitto.

Questo provvedimento, inoltre, demolisce le fondamenta del diritto allo studio; in questo senso ci chiediamo se resterà in vigore il vincolo riguardante la tassazione universitaria ora fissato al 20% dell’FFO oppure se si assisterà ad uno sfrenato innalzamento delle rette.

La possibilità d’ingresso all’interno delle fondazioni di soggetti terzi potrebbe stravolgere ulteriormente l’offerta formativa didattica accentuando maggiormente quel divario tra atenei di serie A e atenei di serie B che già in parte è presente nel panorama nazionale e che questo provvedimento sicuramente non aiuta a risolvere.

Con questa denuncia l’associazione che rappresentiamo intende coinvolgere non solo gli studenti, ma anche tutti i diretti interessati dalla situazione caotica che si prospetta. Per questo motivo chiediamo anche alle altre componenti del mondo accademico e dell’universo che gli ruota intorno di prendere un posizione chiara, ferma, univoca e pubblica in modo da fare fronte comune e poter incidere seriamente sulle scelte del governo nazionale.

Non solo è nostro diritto, ma nostro preciso dovere morale, bloccare i negativi cambiamenti in atto, per lasciare un’Università pubblica migliore di quella che abbiamo ereditato. Crediamo fermamente che una riforma del sistema universitario sia necessaria, a patto che venga concertata e condivisa, nel pieno rispetto dei principi dettati dalla nostra Costituzione.


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