lunedì 4 agosto 2008

L' Orchestra di Piazza Vittorio



Siamo nel quartiere Esquilino di Roma, una vera e propria babele che sorge nella capitale e che ogni giorno mischia genti, lingue e culture di almeno sessanta etnie diverse. Qui vive Mauro, musicista ed artista con qualche rotella fuori posto. Non si spiegherebbe altrimenti il progetto folle e irrealizzabile che da qualche tempo si è messo in testa: costituire, nella multietnica borgata romana, un’orchestra formata da musicisti di tutto il mondo in cui mischiare sonorità, pensieri, sensibilità di persone provenienti da ogni angolo del globo. Per realizzare il suo sogno, ha tutti gli ingredienti necessari o quasi….neanche l’ombra di un soldo bucato in tasca, nessun posto fisso dove svolgere le prove e la diffidenza totale della gente del rione che, nelle mille lingue che si contorcono in quell’ambaradan, non può fare a meno di pensare all’unisono: “ Ahò, ma che vole’ questo? ” Ci sono però alcuni amici, matti come lui se non di più; c’è un documentarista, Agostino, che si è innamorato dell’ idea di Mauro e decide di seguirne il percorso filmandone gli eventi. La voce si diffonde nel quartiere e, seppur alla spicciolata, cominciano a presentarsi i primi musicisti: italiani perlopiù, ma anche qualche sudamericano e maghrebino. Si sa poi che la follia è una malattia pericolosa, che può contagiare le persone meno sospette: ed ecco così comparire all’improvviso un funzionario dell’assessorato alla cultura di Roma, una signora dal dolce accento francese, che è venuta a sapere del progetto dell’orchestra multietnica ed era proprio quello che stava cercando. Mauro e i suoi amici avranno un finanziamento e dovranno presentarsi con l’orchestra per un concerto che si terrà da lì a pochi mesi. " Riuscirete ad essere pronti per l’appuntamento? " Chiede la gentile madame. " Certo che sì ", non può che essere la sicura risposta di Mauro. Sono dettagli secondari la mancanza di musicisti, di una sede vera e propria in cui provare, il poco tempo a disposizione in cui armonizzare sonorità e strumenti di regioni del mondo così distanti tra di loro...

Ma la fortuna si sa, aiuta gli audaci. In Piazza Vittorio, vero e proprio centro del quartiere, esiste un vecchio cinema, il cinema-teatro Apollo; per anni e anni luogo d’incontro dove ammirare film leggendari, nel tempo è degradato a cinema a luci rosse. Lo volevano chiudere per trasformarlo in una sala bingo, il vecchio cinema Apollo; ma un gruppo di artisti del quartiere guidati da Agostino è riuscito a fermare lo scellerato progetto. Il teatro diventa così la sede dove l’orchestra di Mauro può svolgere le sue prove. Grazie ai soldi provenienti dal comune, Mauro può ora pagare i musicisti e l’orchestra aumenta così di volume: si aggiungono rom, indiani, senegalesi e la “banda” diventa così veramente multietnica. Le prove iniziano, tutto deve essere fatto velocemente, perché la scadenza si avvicina inesorabilmente. I problemi non mancano di certo, riuscire a ben incastrare tutti i pezzi di un intricato puzzle fatto da una ventina di musicisti così eterogenei non è certo facile. Nel gruppo ci sono professionisti ma anche componenti che hanno sempre suonato ad orecchio, senza aprire mai uno spartito in vita loro. E poi i testi delle canzoni…un cubano che deve cantare in hindi e viceversa, non è proprio la cosa più naturale! E in un batter di ciglio si arriva al giorno al concerto, con tutte le paure di non essere pronti e di fare brutta figura. Tutti sanno che potrebbe essere la prima e ultima volta che suonano insieme…

Come è andata a finire non ve lo dovrei svelare, perché il finale non si svela mai! Certo che forse vi lascerei un indizio rilevante dicendovi che la storia che vi ho raccontato non è frutto di fantasia ma parla di una realtà musicale veramente esistente. L’Orchestra di Piazza Vittorio partecipa oggi a centinaia di concerti in tutta Europa e le loro canzoni vengono apprezzate per le sonorità originali, l’allegria e l’energia che riescono a sprigionare. Gli autori del progetto, in alcune interviste, hanno rivendicato giustamente il valore artistico dell’orchestra, la bravura degli artisti che vi suonano, la qualità dei testi e dei motivi musicali. Da perfetto ignorante della musica, non mi metto certo a dissertare su questi aspetti, anche se poi provo mucho gusto ad ascoltare certe loro canzoni! Mi piace invece parlare del film in quanto rappresenta veramente un manifesto alla multietnicità, alla possibilità di un incontro positivo tra culture diverse nonostante tutte le differenze. L’orchestra diventa grande grazie alla presenza di tablisti indiani, di percussionisti africani, musicisti arabi e statunitensi, sudamericani ed europei…ciascuno di loro, portando il bagaglio della propria cultura d’appartenza, contribuisce ad un risultato finale unico, non più smembrabile nelle parti che lo hanno originato e che rappresenta, in un certo senso, la “vera musica” del mondo.

Il film mostra inoltre che forse questi “alieni” stranieri che invadono l’Italia sono invece persone normali, con i loro pregi, i loro difetti, i loro aspetti eccezionali e le loro debolezze. Che anche gli indiani fanno capricci per mettersi il casco in motorino perché altrimenti i capelli appena pettinati si sgualcirebbero subito; che anche un equadoregno può svalvolare per amore perché è stato appena mollato dalla ragazza; che anche un rom, come un qualsiasi italiano provvisto di senno, non si mette certo a suonare per un’orchestra sgangherata senza che prima qualcuno sganci pecunia. Il film inquadra i loro volti, seriosi o sorridenti, affaticati od entusiasti a seconda delle circostanze. Documenta le loro difficoltà a stare nell’Italia di oggi che spesso gli stranieri preferirebbe rimandarli a casa; dimenticando molto in fretta che tanti nostri connazionali hanno vissuto in passato situazioni analoghe.

L’Orchestra di Piazza Vittorio, di Agostino Ferrente. Durata 93’ , Lucky Red Distribuzione. www.orchestradipiazzavittorio.it


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