giovedì 2 luglio 2009

Vicenza è nostra!

Il comitato No DalMolin di Vicenza organizza sabato 4 luglio una nuova manifestazione di protesta contro la costruzione della base militare americana in città (per informazioni, clicca sul sito www.nodalmolin.it). Nel comunicare la mia ideale partecipazione all'iniziativa, "rispolvero" una lettera da me scritta (e inviata a tutti i miei amici e conoscenti) all'indomani di un'analoga manifestazione tenutasi nel febbraio del 2007. In quell'occasione, più di centomila persone marciarono per le strade di Vicenza per chiedere la fine dei propositi di guerra e il ripensamento di una nuova politica orientata alla pace e alla giustizia. La realtà dei fatti ci dice che molto ancora si deve lavorare...

Vicenza 17 febbraio 2007 Più di centomila persone sfilano in una manifestazione contro l'allargamento in città della base militare americana. Tra questi centomila il sottoscritto, determinato - come tutti gli altri - a far sentire le proprie idee e ad opporsi a queste decisioni dall'alto che non tengono assolutamente conto delle esigenze fondamentali delle persone.

Molti sono stati i pensieri che mi hanno assorbito prima, durante e dopo la manifestazione. Il primo di questi pensieri è una nota di grande dispiacere verso coloro che - il più delle volte in malafede - affermano cose che non possono essere ancorate a nessun appiglio. Penso ad esempio a quello che dicevano sui manifestanti: alcuni ci dipingevano come folli (100.000 matti, intitolava ieri Libero), altri come terroristi. Ciò che mi rattrista molto è che sono tante le persone - ingabbiate nei loro limitati schemi mentali - a credere a queste voci assolutamente prive di fondamento. Durante la manifestazione ho fotografato un bambino che aveva un vestito di carnevale e che giocava insieme ad altri adulti con un grande bandierone della pace. Peccato che la foto sia venuta sfuocata, pensavo però a come si potesse inquadrare questo dolce "patuffolo" nella massa di pazzi terroristi di cui - secondo certi mass-media - tutti noi facevamo parte. Non so, forse sotto il suo vestitino colorato aveva qualche chilo di tritolo o forse in questo mondo è una cosa da pazzi giocare! Qualcuno diceva...non ragionar di lor, ma guarda e passa... non vale la pena ascoltare questi avvoltoi...comunque la manifestazione è stata un tripudio di colori, di musica, di striscioni ironici e soprattutto...di belle persone! Tutto è filato per il meglio e - diciamolo - anche grazie alla polizia che ha avuto il merito di essere molto discreta.

Il secondo pensiero ricorrente è l'incapacità dei nostri governi (di destra o di sinistra, sembra che faccia poca differenza) di svincolarsi da certe logiche perverse. Dobbiamo rispettare i patti con il nostro alleato americano, annunciano all'unisono i cosidetti rappresentanti "moderati" del nostro governo (mentre i leader radicali non prendono posizioni nel loro inevitabile imbarazzo...). Ma i primi patti da rispettare, non sono quelli con i cittadini? L'articolo 11 della Costituzione non dice chiaro e tondo che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ? Il governo americano (non gli Americani; e smettiamola di dire che si è antiamericani se si esprime un'idea contro il governo degli Stati Uniti) ha dimostrato di utilizzare gli strumenti militari solo per propri interessi. Ha ucciso migliaia di persone nel mondo, ha portato distruzione e rovina, ha mentito su tutto. E' eticamente inconcepibile che gli si permetta di fare tutto questo...ma il nostro governo, cosa fa? Invece di fermare questi crimini reiterati, ne diventa complice con la scusa di rispettare i patti con gli alleati...

Il terzo pensiero è relativo al ruolo che può avere la gente comune in questo processo. Parlavo ieri durante il viaggio con una simpatica persona di Gubbio che - in uno dei suoi ragionamenti - sottolineava come tutti noi viviamo su un sistema (quello consumistico) che è come un castello di carta; basterebbe solo che la gente se ne renda conto e si organizzi, per farlo crollare. Ho ribattutto a questa sua affermazione - che comunque condivido - affermando però come sia difficile rendere "viva" questa forza nelle persone, smuovendole dall' empasse di pensiero generalizzato che domina la nostra società. E' più facile accettare le verità proposteci dalla televisione, è più comodo occuparsi delle vicende di un qualche amico di Maria di Filippi piuttosto che dei grandi problemi del mondo, è difficile che ciascuno di noi si prenda le proprie responsabilità non delegandole invece agli altri. Per cui è vero che l'ambiente è in pericolo ma se devo fare trecento metro per andare a comprare le sigarette, prenderò sempre e comunque la macchina. E' vero che la guerra è una cosa orrenda, ma se devo scendere in piazza ed essere preso per un "comunista antiamericano", che continuino pure ad ammazzarsi...a me cosa cambia? Mentre affermavo queste cose, non mi restava altro che constatare una verità senza alcun ombra di dubbio deprimente: nella gran parte dei casi, le persone - nonostante si rendano conto che stiamo andando verso uno scenario apocalittico - non fanno quasi nulla per cambiare questo stato di cose, accettando tutto passivamente. Ieri ad esempio, per Vicenza, non ho visto molte bandiere appese dai balconi contro la base. Io non riesco a credere, non ci voglio credere che i vicentini siano favorevoli all'installazione militare...

E' certamente necessario un cambiamento radicale...ieri, nel corteo, sentivo tanti cori in favore della rivoluzione socialista...ma io sono convinto che - aldilà della scelta del sistema politico da adottare - la vera rivoluzione deve essere quella delle coscienze. Rendersi conto che così non possiamo più andare avanti, che il nostro sistema - oltre ad essere profondamente ingiusto - è anche insostenibile e non può durare in eterno; e che le trasformazioni possono dipendere anche da noi, seppure nel piccolo. Tutti possono dare il proprio contributo, cambiando il proprio stile di vita, informando gli altri delle tante iniziative che ci sono, non accettando passivamente questo stato di cose...il pianeta è di tutti, non possiamo permettere che pochi dispregievoli individui lo brutalizzino in questo modo.

Ringrazio chi ha avuto la pazienza di ascoltare fino alla fine questi miei impetuosi - forse anche un po' contraddittori - pensieri. Sono principi in cui voglio avere la forza di credere (anche se non mancano i momenti difficili), per cui mi sembra giusto condividerli con voi.

Federico

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