venerdì 23 gennaio 2009

Il sangue dei vinti, di Giampaolo Pansa


A quasi sessanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, è utile parlare ancora della Resistenza come quel fenomeno che ha portato alla rinascita il nostro paese, fondamentale, per aver contribuito alla liberazione del paese affinchè democrazia e libertà tornassero ad essere gli elementi costitutivi dello Stato italiano. Dietro la Resistenza però, si cela anche altro, che solo chi ha l’amore per la verità storica può affrontare con oggettività: questo è GIAMPAOLO PANSA.
Pansa, nato a Casale Monferrato nel 1935, autore di romanzi di grande successo, dopo aver scritto sulle atrocità compiute dai tedeschi e dai fascisti, squarcia la “cortina di silenzio” sull’altra faccia della guerra civile, offrendo testimonianza della sua onestà di narratore capace di osservare con sguardo limpido anche le vicende di un campo che non è mai stato il suo.
L’autore si imbatte su un terreno ben poco battuto: la resa dei conti inflitta dai partigiani ai fascisti sconfitti nell’aprile 1945, una realtà forse scomoda e tendenzialmente ignorata. Pansa svela le atrocità di questa guerra civile, descrivendo la fine di migliaia di italiani che pur avendo scelto di sostenere Mussolini fino all’ultima battaglia, non erano tutti criminali di guerra da punire con la morte. Milano, Torino, Oltrepò Pavese, Bologna, Modena, Reggio furono questi luoghi teatro di barbarie, l’autore ne fa un resoconto spietato dove a prevalere è la brutalità del castigo inflitto a chi era schierato con la Repubblica Sociale Italiana. Ciò che colpisce del libro è l’inaudita violenza, costante nella ricostruzione dettagliata di decine di eccidi e centinaia di omicidi compiuti per punizione, vendetta, fanatismo politico e per odio di classe. Uomini, donne, adolescenti, parenti, conoscenti iscritto al partito fascista furono prelevati nelle loro case, condotti in carcere e uccisi brutalmente; altri furono vittime di agguati per strade, fucilati lungo i fiumi o direttamente nei cimiteri. Per i “meno” fortunati, la morte arrivava dopo una lunga via crucis di violenze, atroci torture e stupri.
Su questa “verità nascosta” o, per lo meno, poco conosciuta, si sono scatenate sin da subito scalpore e una miriade di polemiche. Lo stesso autore è stato, addirittura, accusato da “due signori più o meno noti che hanno combattuto la Resistenza”, che – senza aver neppure letto il libro – intervistati lo hanno insultato molto pesantemente, dicendo che Pansa avesse scritto il libro per ingraziarsi il Presidente del Consiglio Berlusconi e la borghesia fascistoide italiana e che presto sarebbe diventato direttore del Corriere della Sera.
Pansa con il suo libro vuole far sì che il lettore rifletta su questo interrogativo: i vinti del 1945 hanno pagato troppo o poco? A noi lettori spetta dare questa risposta.

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