domenica 11 gennaio 2009

Ciao Faber



La città vecchia

Dieci anni sono ormai passati da quella mattina di gennaio. Accendendo la televisione e vedendo una continua programmazione dei tuoi video e delle tue canzoni, capii subito che te ne eri andato: non ci poteva essere altra spiegazione a questo interesse mediatico verso la bellezza e l’emozione.

Ti avevo conosciuto da poco, quasi per caso, in gita scolastica. Una radio siciliana aveva mandato in onda “Bocca di Rosa” e due miei compagni avevano cominciata a cantarla a squarciagola, con una rara passione. E subito fui colpito da quelle parole, così sferzanti e dolci allo stesso tempo, dalla storia di quella ragazza che “metteva l’amore sopra ogni cosa”.

I mesi successivi una vera “indigestione” delle tue poesie: la guerra di Piero, la ballata del Michè, il Testamento di Tito, Re Carlo torna dalla battaglia di Poitiers…quanto le tue canzoni hanno accompagnato quegli anni della mia adolescenza.

Ogni persona che ha avuto la fortuna di ascoltarti, io credo ti debba qualcosa. Ho pensato spesso a come sarebbe la mia esistenza senza il sottofondo tenero delle tue canzoni. E credo che molto ti devo se oggi provo a vedere, con un occhio diverso, le vicende della vita dell’uomo; molto ti devo se ho capito che la storia personale di ogni individuo, anche quella dei cosiddetti “perdenti”, può essere invece portatrice di una grande luce e di un intenso valore umano. Molto ti devo se ho intuito che un amore mistico, sovrannaturale e imperscrutabile deve pur esistere e non ci abbandona mai, nemmeno nella disperazione più profonda.

Ciao Fabrizio, sublime cantautore che ci guarda dal cielo. La tua poesia continuerà a riscaldarci i cuori da lassù.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fabrizio de Andrè ha saputo dare voce a quella poesia (rude, autentica e spoglia di gloria) che noi incontriamo per caso, quotidianamente, in ogni cosa. La sua poesia ci nutre, perchè ogni volta che ci concediamo il privilegio di ascoltare una sua canzone, il nostro cuore si allarga, così come il nostro campo visivo... e ci sentiamo ancora una volta tratti in salvo.