Testo del video
Nelle giornate del 5, 6 e 7 dicembre 2008, si sono tenute in varie località dell’Umbria una serie di iniziative che hanno avuto come tema la difesa dei beni comuni. I movimenti territoriali della regione si sono uniti insieme per chiedere nuovi criteri di gestione della risorsa pubblica, criteri che non siano dettati – come troppo spesso è avvenuto di recente – solamente da interessi economici privatistici. La carovana si è conclusa in Piazza Italia a Perugia con un sit-in dei comitati partecipanti, che hanno simpaticamente allestito dei pacchi natalizi da consegnare alla Regione e contenenti un simbolico promemoria delle vertenze in discussione. Nel partecipare a questa iniziativa, abbiamo realizzato un’intervista con uno degli organizzatori della carovana, Michel Drouin, che è anche uno dei responsabili del forum regionale sui beni comuni. A Michel abbiamo chiesto un bilancio sulle vertenze territoriali nella nostra regione, cercando di capire a quale grado di maturità e di partecipazione siano giunti i movimenti territoriali nella loro esperienza di lotta.
Michel, tu sei uno dei coordinatori della carovana regionale dei beni comuni che in corso in questo primo week-end di dicembre in varie località dell’Umbria. Spieghiamo allora in cosa consiste questa iniziativa e quali sono i motivi per cui i movimenti territoriali umbri hanno deciso congiuntamente di manifestare e scendere in piazza.
È molto semplice. Quando ci sono dei cittadini in un posto, in un posto anche piccolo come Olmeto di Marsciano, che è una frazioncina di un borgo (Marsciano ha 20 mila persone, Olmeto sono 300 persone) e queste 300 persone hanno una vertenza, un problema di territorio, di sfruttamento della risorsa e hanno un problema con l’amministrazione comunale che disattende la loro vita e che lede ai loro diritti, sono però solo 300 cittadini di una frazione di un borgo dell’Umbria. Allora noi che cosa facciamo come forum? Il forum è uno spazio dove ogni cittadino può entrare e dire che io voglio dire la mia e che da me succede questo. Che non riesco più ad aprire la finestra perché c’è la puzza, che rimango 70 giorno senza acqua dentro un borgo come Giove (nel Ternano, n.d.r.), etc. Queste sono delle vertenze che vanno messe insieme in modo che le lotte si intreccino insieme. Perché queste lotte non sono un problema locale di cinque cittadini ma è un problema di cattiva gestione a livello globale del territorio.
Quante vertenze aperte ci sono in regione, più o meno?
Troppe, veramente troppe. Una quantità indescrivibile, non si possono citare tutte. Come puoi vedere, ognuno qui ha portato un pacchetto regalo da dare alla Regione. Ognuno di questi pacchi è un comitato, è una vertenza a sé sul territorio umbro. Le vogliamo contare? Sono più di una ventina e tutte per il problema della cattiva gestione del territorio, senza consultare mai i cittadini. I cittadini sembra che firmino un assegno in bianco quando vanno a votare, non può essere così. Noi infatti parliamo di democrazia partecipativa, dove il cittadino partecipa alla vita politica…
Quindi tu ritieni che le istituzioni politiche non ascoltano quelle che sono le esigenze dei cittadini?
Non solo non ascoltano, ma per i più è ancora peggio. Oggi come oggi c’è una connivenza tra partiti politici (e quando dico partiti politici dico tutti, dall’estrema sinistra all’estrema destra) e il potere economico-finanziario. E qui in Umbria i partiti sono conniventi anche con la giustizia. Questi sono fattori gravissimi. Come è possibile che si vada a costruire un inceneritore in Umbria con i soldi dei cittadini? Pensa ai famosi CIP6 che dovrebbero servire per le energie rinnovabili e invece vanno a servire gli inceneritori, da cui poi escono tante ceneri tossiche e nocive che vogliono discariche speciali e costi alti…
L’accusa che viene fatta generalmente ai movimenti territoriali è quella di ragionare secondo una logica esclusivamente localistica, nel senso che si guarda solamente al proprio territorio e non a quello che potrebbe essere l’interesse globale. È quello che, in termini dispregiativi, viene definita la logica Nimby ( acronimo inglese che sta per “non nel mio giardino”,n.d.r.)…
Guarda, non esiste una logica Nimby! Se io nel mio piccolo ho un problema di acqua, questo significa che la gestione dell’acqua, nel suo insieme, anche a livello nazionale e addirittura internazionale, è una gestione che parla di mercificazione dell’acqua. Allora io nel mio piccolo, a Giove, non ho l’acqua. Ma non è una sindrome Nimby. Non è solo Giove che non ha l’acqua. C’è l’acqua del Rio Fergia che la vogliono imbottigliare per fare la Rocchetta-Idrea…
Quindi tu pensi che i movimenti territoriali in Umbria abbiano superato questo tipo di logica e riescano a ragionare con una logica più matura, più complessiva…
La dimostrazione eccola. Hanno formato il forum umbro dei movimenti in lotta per i beni comuni. Non sono più dentro il loro territorio per avere l’orto un po’ più grosso, ma sono qua a chiedere alla Regione dei diritti. È molto diverso. Non vado più dal sindaco [a chiedere] dove posso mettere il mio pollaio ma vengo alla Regione perché voglio che il mio diritto sia rispettato, il mio diritto di cittadino che sta vivendo sul territorio.
Infine un’ultima domanda. Ti chiedo una considerazione sulla partecipazione popolare. Innanzitutto questi comitati sono realmente rappresentativi della volontà popolare? E comunque, questa partecipazione ─ aldilà dei responsabili dei comitati ─ riesce a coinvolgere la gente comune?
Ti rispondo subito. In Italia, nella prima metà del 2007, abbiamo raccolto oltre 400 mila firma per una legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua. Non quattro persone ma 400 mila cittadini italiani che hanno firmato una legge di iniziativa popolare, poi completamente disattesa da tutti i partiti politici. Quindi c’è un grosso problema di democrazia. Come fai tu governo, tu eletto, a non prendere in considerazione 400 mila firme di una proposta di legge? È impossibile. Teniamo conto poi che questi partiti politici non la vogliono proprio vedere questa legge: sta lì nel cassetto da oltre un anno e nessuno vuole aprirlo quel cassetto. Tanto è vero che, ad agosto, è passato il Decreto Legge 133 che parla di privatizzazione dei servizi pubblici e quindi anche dell’acqua (entro il 2012, [si stabilisce] di privatizzare e di prendere in gestione, attraverso le S.p.a., il servizio idrico).
Comunque questa partecipazione, secondo te, per fortuna c’è. In particolare i giovani ci sono in queste lotte territoriali, partecipano, danno dei contributi?
Io vado in giro per i territori e vedo giovani, vecchi, anziani, donne, bambini. Vedo di tutto. Quello che non vedo sono politici, sindaci, assessori…Questo è grave, questo è molto grave.
Sulla carovana dei beni comuni, guarda anche il video con le testimonianze dei comitati.
Nelle giornate del 5, 6 e 7 dicembre 2008, si sono tenute in varie località dell’Umbria una serie di iniziative che hanno avuto come tema la difesa dei beni comuni. I movimenti territoriali della regione si sono uniti insieme per chiedere nuovi criteri di gestione della risorsa pubblica, criteri che non siano dettati – come troppo spesso è avvenuto di recente – solamente da interessi economici privatistici. La carovana si è conclusa in Piazza Italia a Perugia con un sit-in dei comitati partecipanti, che hanno simpaticamente allestito dei pacchi natalizi da consegnare alla Regione e contenenti un simbolico promemoria delle vertenze in discussione. Nel partecipare a questa iniziativa, abbiamo realizzato un’intervista con uno degli organizzatori della carovana, Michel Drouin, che è anche uno dei responsabili del forum regionale sui beni comuni. A Michel abbiamo chiesto un bilancio sulle vertenze territoriali nella nostra regione, cercando di capire a quale grado di maturità e di partecipazione siano giunti i movimenti territoriali nella loro esperienza di lotta.
Michel, tu sei uno dei coordinatori della carovana regionale dei beni comuni che in corso in questo primo week-end di dicembre in varie località dell’Umbria. Spieghiamo allora in cosa consiste questa iniziativa e quali sono i motivi per cui i movimenti territoriali umbri hanno deciso congiuntamente di manifestare e scendere in piazza.
È molto semplice. Quando ci sono dei cittadini in un posto, in un posto anche piccolo come Olmeto di Marsciano, che è una frazioncina di un borgo (Marsciano ha 20 mila persone, Olmeto sono 300 persone) e queste 300 persone hanno una vertenza, un problema di territorio, di sfruttamento della risorsa e hanno un problema con l’amministrazione comunale che disattende la loro vita e che lede ai loro diritti, sono però solo 300 cittadini di una frazione di un borgo dell’Umbria. Allora noi che cosa facciamo come forum? Il forum è uno spazio dove ogni cittadino può entrare e dire che io voglio dire la mia e che da me succede questo. Che non riesco più ad aprire la finestra perché c’è la puzza, che rimango 70 giorno senza acqua dentro un borgo come Giove (nel Ternano, n.d.r.), etc. Queste sono delle vertenze che vanno messe insieme in modo che le lotte si intreccino insieme. Perché queste lotte non sono un problema locale di cinque cittadini ma è un problema di cattiva gestione a livello globale del territorio.
Quante vertenze aperte ci sono in regione, più o meno?
Troppe, veramente troppe. Una quantità indescrivibile, non si possono citare tutte. Come puoi vedere, ognuno qui ha portato un pacchetto regalo da dare alla Regione. Ognuno di questi pacchi è un comitato, è una vertenza a sé sul territorio umbro. Le vogliamo contare? Sono più di una ventina e tutte per il problema della cattiva gestione del territorio, senza consultare mai i cittadini. I cittadini sembra che firmino un assegno in bianco quando vanno a votare, non può essere così. Noi infatti parliamo di democrazia partecipativa, dove il cittadino partecipa alla vita politica…
Quindi tu ritieni che le istituzioni politiche non ascoltano quelle che sono le esigenze dei cittadini?
Non solo non ascoltano, ma per i più è ancora peggio. Oggi come oggi c’è una connivenza tra partiti politici (e quando dico partiti politici dico tutti, dall’estrema sinistra all’estrema destra) e il potere economico-finanziario. E qui in Umbria i partiti sono conniventi anche con la giustizia. Questi sono fattori gravissimi. Come è possibile che si vada a costruire un inceneritore in Umbria con i soldi dei cittadini? Pensa ai famosi CIP6 che dovrebbero servire per le energie rinnovabili e invece vanno a servire gli inceneritori, da cui poi escono tante ceneri tossiche e nocive che vogliono discariche speciali e costi alti…
L’accusa che viene fatta generalmente ai movimenti territoriali è quella di ragionare secondo una logica esclusivamente localistica, nel senso che si guarda solamente al proprio territorio e non a quello che potrebbe essere l’interesse globale. È quello che, in termini dispregiativi, viene definita la logica Nimby ( acronimo inglese che sta per “non nel mio giardino”,n.d.r.)…
Guarda, non esiste una logica Nimby! Se io nel mio piccolo ho un problema di acqua, questo significa che la gestione dell’acqua, nel suo insieme, anche a livello nazionale e addirittura internazionale, è una gestione che parla di mercificazione dell’acqua. Allora io nel mio piccolo, a Giove, non ho l’acqua. Ma non è una sindrome Nimby. Non è solo Giove che non ha l’acqua. C’è l’acqua del Rio Fergia che la vogliono imbottigliare per fare la Rocchetta-Idrea…
Quindi tu pensi che i movimenti territoriali in Umbria abbiano superato questo tipo di logica e riescano a ragionare con una logica più matura, più complessiva…
La dimostrazione eccola. Hanno formato il forum umbro dei movimenti in lotta per i beni comuni. Non sono più dentro il loro territorio per avere l’orto un po’ più grosso, ma sono qua a chiedere alla Regione dei diritti. È molto diverso. Non vado più dal sindaco [a chiedere] dove posso mettere il mio pollaio ma vengo alla Regione perché voglio che il mio diritto sia rispettato, il mio diritto di cittadino che sta vivendo sul territorio.
Infine un’ultima domanda. Ti chiedo una considerazione sulla partecipazione popolare. Innanzitutto questi comitati sono realmente rappresentativi della volontà popolare? E comunque, questa partecipazione ─ aldilà dei responsabili dei comitati ─ riesce a coinvolgere la gente comune?
Ti rispondo subito. In Italia, nella prima metà del 2007, abbiamo raccolto oltre 400 mila firma per una legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua. Non quattro persone ma 400 mila cittadini italiani che hanno firmato una legge di iniziativa popolare, poi completamente disattesa da tutti i partiti politici. Quindi c’è un grosso problema di democrazia. Come fai tu governo, tu eletto, a non prendere in considerazione 400 mila firme di una proposta di legge? È impossibile. Teniamo conto poi che questi partiti politici non la vogliono proprio vedere questa legge: sta lì nel cassetto da oltre un anno e nessuno vuole aprirlo quel cassetto. Tanto è vero che, ad agosto, è passato il Decreto Legge 133 che parla di privatizzazione dei servizi pubblici e quindi anche dell’acqua (entro il 2012, [si stabilisce] di privatizzare e di prendere in gestione, attraverso le S.p.a., il servizio idrico).
Comunque questa partecipazione, secondo te, per fortuna c’è. In particolare i giovani ci sono in queste lotte territoriali, partecipano, danno dei contributi?
Io vado in giro per i territori e vedo giovani, vecchi, anziani, donne, bambini. Vedo di tutto. Quello che non vedo sono politici, sindaci, assessori…Questo è grave, questo è molto grave.
Sulla carovana dei beni comuni, guarda anche il video con le testimonianze dei comitati.
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