giovedì 23 ottobre 2008

Immigrato: condizione sociale o stato mentale della persona?

Pubblico questa bella riflessione del mio amico Roberto Ridolfi. Roberto è un operatore dell'UVISP, associazione che opera quotidianamente con gli immigrati della zona di Bastia.

15 Ottobre 2008

Immigrato. Una condizione particolare in cui parte dell’umanità viene a trovarsi o piuttosto un normale stato mentale che viviamo continuamente ogni giorno senza quasi ravvisarlo coscientemente? Si pensi alle centinaia di mutamenti di pensiero, di modus vivendi, di condizione sociale, cui noi ogni giorno cittadini di una nazione, per altro anch’essa in continuo e rapido mutamento, viviamo con naturalezza senza porci problemi sul nostro statuto personale di esseri umani titolari di diritti e doveri. Questo dovremmo pensare quando erigiamo una barriera, una separazione, una semplice differenza tra “i cittadini” e gli immigrati. È normale che un Romeno o un Albanese o un Nigeriano abbiano differenti modi di affrontare la realtà, troppo forti sono i condizionamenti culturali originari, ma questi rappresentano per noi un’ irrinunciabile ricchezza sotto il profilo umano, lavorativo, politico e finanche etico. Se poi ci richiamiamo alle nostre comuni radici cattoliche, non possiamo dimenticare il tratto fondamentale di noi cristiani: l’annuncio della salvezza è universale o non è. Ciò si legge chiaramente nei Vangeli ed è così palesemente vero e condiviso da non dover suscitare nessun argomento di discussione. Quello che invece va divulgato come norma etica primaria impostaci tanto dal rispetto dei diritti dell’uomo, quanto dai nostri obblighi di fratelli in Cristo, è il dovere dell’accoglienza intesa non come mera concessione, ma - e torno a ripetere un concetto fondamentale - di condivisione di quanto abbiamo con tutti gli immigrati nel preciso atteggiamento di rispetto della nostra antica dignità di Italiani che si incontrano con altrettanto rilevanti civiltà che il mondo contemporaneo ci ha fatto fortunatamente incontrare. Si può non accettare gli effetti della globalizzazione, di cui l’immigrazione è uno degli aspetti, ma non possiamo nasconderci che la presenza dell’immigrato è funzionale alle nostre realtà socio-economiche e conseguentemente comportarci in modo fraterno con chi tra noi viene per lavorare e vivere dignitosamente nel rispetto di leggi, usi e costumi.

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