giovedì 14 agosto 2008

Un tubo in mezzo all'Appennino: il metanodotto Foligno-Sestino



Testo del video
All’interno di una scelta energetica nazionale che punta fortemente sullo sfruttamento del gas naturale, la Snam Rete Gas, società che gestisce la rete italiana del metano, intende realizzare, per conto di ENEL e dell’inglese British Gas, un nuovo gasdotto lungo circa 700 km che collega Brindisi con il polo di Minerbio, in provincia di Bologna. L’Italia, grazie alla relativa vicinanza ai principali paesi esportatori di metano e alla presenza di una vasta rete formata già oggi da 31 mila km di tubazioni, si candida a diventare uno degli hub europei di approvvigionamento del gas, vale a dire luogo di rifermento in cui si incontrano le grandi infrastrutture di trasporto, produzione e stoccaggio del gas naturale. In questo contesto, la costruzione del metanodotto Brindisi-Minerbio risulta sicuramente strategica. Il polo brindisino è destinato a diventare il punto d’approdo in Italia di due importanti gasdotti che trasportano il metano dell’Est europeo, il TAP della ELG Svizzera e il South Stream della Gazprom-ENI. Sempre nei dintorni di Brindisi, è prevista la costruzione – per conto di British Gas - di un rigassificatore, una struttrura in grado cioè di riconvertire il gas dallo stato liquido (trasportabile anche via mare tramite nave) allo stato gassoso. I lavori per la costruzione dell’impianto sono tuttavia attualmente bloccati sia per motivazioni di carattere ambientale che per alcune vicende di corruzione che hanno coinvolto i politici locali. Il tracciato del metanodotto prevede poi il passaggio per Sulmona, in Abruzzo, dove è in corso di realizzazione una centrale di compressione, per terminare poi la sua corsa nella cittadina emiliana di Minerbio, dove già convergono altri metanodotti che trasportano il gas dall’Algeria e dalla Russia. La linea Brindisi-Minerbio sfrutta solamente in parte tubazioni già esistenti, mentre per il resto deve essere costruita da zero.

Tra i cinque tratti in progettazione, due riguardano direttamente l’Umbria. Il primo, che collega Sulmona con il comune di Foligno, tocca la nostra regione principalmente nel territorio della Val Nerina. Questo tratto è stato in passato oggetto di discussione, in quanto il tracciato originario andava ad intaccare alcune zone protette all’interno del Parco dei Monti Sibillini (in particolare le marcite di Norcia). Attualmente però il contenzioso sembra aver trovato la sua risoluzione: la proposta alternativa presentata dal Comitato per l’ Ambiente di Norcia, dal Comune di Norcia e dalla Regione Umbria è stata recepita dalla Snam e la nuova proposta di percorso dovrebbe risultare più sostenibile da un punto di vista ambientale. Il secondo tratto invece collega Foligno con Sestino (in provincia di Arezzo) ed è lungo circa 110 km, 85 dei quali in Umbria (oltre Foligno, che è attraversato nella zona della pianura di Colfiorito, sono coinvolti i comini di Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, Pietralunga e Città di Castello). Come riconosciuto dalla stessa Snam, questa parte rappresenta uno dei tratti più critici dell’intero progetto, in quanto si snoda in un territorio prevalentemente collinare e montagnoso di grande pregio naturalistico.

Nello studio di impatto ambientale non tecnico presentato sul metanodotto Foligno-Sestino, la Snam fornisce i seguenti dettagli relativamente alla costruzione dell’opera. La tubatura avrà un diametro di circa 1,2 m e sarà completamente interrata. Verranno costruiti 12 tratti in microtunnel (tutti a partire da Gubbio in poi) per un totale di circa 4,5 km di perforazione. Per quanto riguarda la realizzazione dei lavori, vengono previste 40 piazzole di stoccaggio dove depositare tutto il materiale necessario alla costruzione. La larghezza della fascia di lavoro sarà mediamente pari a 28 m, ridotto a 18 nelle zone caratterizzate dalla copertura boschiva. La Snam assicura che, una volta finiti i lavori, si attiverà per ripristinare completamente le condizioni preesistenti delle strade e dei boschi coinvolti. Nello stesso rapporto, la Snam dichiara, relativamente ai quattro aspetti analizzati (idrico, vegetazionale, sul paesaggio e sul suolo e sottosuolo), un grado di impatto ambientale che viene definito generalmente basso o trascurabile. Solo per alcuni tratti, l’impatto ambientale viene classificato come medio, mentre in un paio di casi viene dichiarato alto. La Snam tuttavia ritiene che la maggiorparte di questi inconvenienti siano rilevabili solo in corso d’opera e verranno meno una volta realizzata la costruzione del metanodotto.

Il metanodotto Foligno-Sestino viene fortemente contestato da numerose associazioni di cittadini formatesi sia in Umbria che nelle Marche, in primis il Comitato No Tubo. Queste associazioni si oppongono al passaggio dell’opera nei territori dell’Appennino umbro-marchigiano e, criticando le valutazioni della Snam, definiscono il progetto come un vero e proprio scempio alla natura dei luoghi. L’interramento delle tubazioni avverrà tramite uno scasso di tre metri di profondità per cinque metri di larghezza che sarà ben visibile nei crinali di montagna, nelle colline e nelle campagne attraversate. Alcuni dei punti su cui dovrebbe passare il gasdotto sono al momento completamente isolati e per raggiungerli sarà necessario costruire nuove strade, tagliando boschi ed estirpando prati. I lavori rischiano seriamente di compromettere l’integrità di tratti di territorio che non sono mai stati intaccati dalla mano dell’uomo e che dunque possono essere considerate tra le poche zone wildness rimaste in Europa fino ad oggi.

Preoccupa molto l’impatto idrico del progetto. Nella sola Umbria, il metanodotto interesserà ben 14 fiumi, oltre a 17 fossi. In alcuni casi l’attraversamento avverrà a più riprese; nel Torrente Saonda ad esempio le condutture verranno stese in sei punti diversi, nel Torrente Rasina in quattro. Si teme che l’opera possa comportare una riduzione sostanziale dell’apporto d’acqua dei fiumi, in una regione come quella dell’Umbria che negli ultimi anni ha dovuto affrontare diverse crisi idriche. Dubbi e perplessità vengono espressi dagli stessi uffici regionali che evidenziano la possibilità di modificazioni negative e permanenti ai corsi attraversati. Un ulteriore aspetto di criticità riguarda la conformazione dei suoli. La franosità e l’alto rischio sismico dei territori interessati pongono seri problemi di sicurezza per il gasdotto e l’ambiente circostante, visto la facile infiammabilità del fluido all’interno delle tubature.

In Umbria, l’attuale proposta di percorso prevede il passaggio del metanodotto in diverse zone soggette a vincolo ambientale. L’area interessata dal tracciato coincide con l’ambito d’azione del progetto APE (Appennino Parco d’Europa), il quale viene considerato tra i più importanti progetti avviati in Italia per la conservazione dell’ambiente. Inoltre l’Appennino Umbro-Marchigiano svolge, da un punto di vista faunistico, il ruolo di sorgente di riproduzione e la conservazione della fauna regionale umbra dipende in larga misura dal funzionamento di tale sorgente. Va detto che in questi territori vivono e si riproducono numerose specie protette, come il lupo, il gatto selvatico e diverse tipologie di uccelli. Il metanodotto attraverserebbe poi nella sola Umbria un Parco Regionale, quello di Colfiorito, e tre zone – le aree del Fiume Topino (tra Bagnara e Nocera Umbra), dei Boschi del Bacino di Gubbio e dei Boschi di Pietralunga – che hanno ottenuto la definizione di area SIC (Sito d’Importanza Comunitaria). Questo acronimo, definito dalla Comunità Europea nel 1992, classifica aree di grande rilevanza ambientale che vengono istituite per il mantenimento di habitat naturali e per la difesa di specie animali o vegetali particolarmente delicate. L’applicazione di un piano o di un progetto di qualsiasi natura all’interno di questi siti è soggetta a vincoli normativi più ristretti rispetto agli altri territori; in particolare, la direttiva europea che ha istituito le aree SIC stabilisce che la costruzione di un’opera ad alto impatto ambientale può avvenire in tali zone solo per motivi di rilevante interesse pubblico e in mancanza di soluzioni alternative. Da questo punto di vista, il Comitato No Tubo segnala come la Snam non abbia mai presentato piani alternativi al tracciato proposto, limitandosi solamente a fornire alcune giustificazioni sull’impossibilità di trovare altre soluzioni.

Infine, oltre alle ripercussioni ambientali, si temono anche le ricadute economiche che l’opera potrebbe avere. Il gasdotto va a deturpare zone naturali molto rinomate, su cui è presente attualmente una fiorente attività agrituristica. I beni immobiliari rischiano inoltre di essere enormemente svalutati, a danno dei proprietari locali. Sulla base di queste motivazioni, il Comitato richiede a tutte le istituzioni locali coivolte (Regioni Umbria e Marche, Province di Perugia e di Pesaro, sindaci dei comuni interessati) di attivarsi presso i Ministeri competenti e il Governo per predisporre un nuovo progetto con un percorso alternativo, che si snodi in territori già infrastrutturati (ad esempio lungo ferrovie, autostrade o altri metanodotti esistenti) e non lungo zone di notevole pregio ambientale.

Tuttavia questa richiesta non ha trovato fino ad oggi accoglimento. La Regione Umbria, nonostante il parere negativo di alcuni uffici tecnici regionali e il riconoscimento di molti aspetti di criticità, ha dato il suo assenso alla compatibilità ambientale del progetto con una determinazione dirigenziale del 7 luglio 2006. “Per il tracciato del tratto umbro del metanodotto Foligno-Sestino la Regione Umbria ha individiduato le soluzioni meno alterative per l'ambiente e, in ogni caso, ha imposto il ripristino totale dei luoghi interessati” ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente dell’Umbria Lamberto Bottini “La Regione Umbria ha imposto in ogni caso il ripristino totale dei luoghi, specificando tassativamente l'obbligo di non produrre impatti e alterazioni permanenti e irreversibili sul paesaggio e sulle componenti ecosistemiche coinvolte, con particolare riferimento al sito di interesse comunitario Boschi di Gubbio.”

Parere positivo alla compatibilità ambientale dell’opera è arrivato anche dalla Giunta Regionale delle Marche che si è espressa favorevolmente nel decreto dirigenziale del 25/07/2008 (andando peraltro contro i pronunciamenti della Provincia di Pesaro e dello stesso Consiglio Regionale). C’è comunque da precisare che, dato che la gestione degli elettrodotti ricade nella competenza dello Stato, il parere delle Regioni non è definitivo e l’ultima parola sulla Valutazione d’Impatto Ambientale spetta al Ministero dell’Ambiente, affiancato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per gli aspetti archeologici-paesaggistici.


Sull'argomento, guarda nel blog anche l' intervista a Stefano Luchetti .

1 commento:

Enrico ha detto...

Sta nascendo una discussione su AltroMetauro a questo proposito. Se volete partecipare ...

http://www.altrometauro.net/?area=apriPost&IdPost=120100428142740