sabato 2 agosto 2008

Padre Piero Gheddo sulla Cina e il Tibet

Da Missione Oggi del 31 maggio 2008

Umbria Radio inBlu





Antonio Caterino Un cordiale saluto agli ascoltatori di Umbria Radio, Antonio Caterino in studio per questo nuovo appuntamento di Missione Oggi. Questa mattina siamo in collegamento telefonico con Padre Piero Gheddo, un graditissimo ospite di Umbria Radio. Buongiorno Padre, benvenuto.

Padre Piero Gheddo Buongiorno, grazie.

Antonio Caterino Questa mattina, con Padre Piero Gheddo, volevo parlare della questione Cina e della questione Olimpiadi, legata anche all’affare Tibet. Allora, Padre Piero, iniziamo proprio da questo. In questo periodo si sta discutendo tanto se è doveroso per noi Occidentali boicottare le Olimpiadi, alla luce di tutto quello che è avvenuto e che forse continua ad avvenire attualmente in Tibet. Lei cosa ne pensa?

Padre Piero Gheddo Qualche tempo fa, pensavo che fosse opportuno boicottare le Olimpiadi. Oggi invece penso decisamente di no. Me ne sono convinto parlando con altre persone e studiando un po’ le situazioni: non dimentichiamo che anche le precedenti Olimpiadi sono state contestate per le violazioni dei diritti dell’uomo, in un modo o nell’altro. Io sono convinto che boicottare le Olimpiadi non è innanzitutto possibile, concretamente; e non è neanche opportuno, perché in fondo le Olimpiadi sono un messaggio di pace della comunità mondiale. Un’autorità politica una volta mi disse: “Abbiamo concesso le Olimpiadi alla Cina perché siamo convinti che le Olimpiadi sono uno strumento di fraternità, di libertà e di democrazia di tutti i popoli del mondo”. Quindi per la Cina, che sta facendo i primi passi timidi verso una possibile democrazia, le Olimpiadi sono una cosa meravigliosa. Il senso positivo delle Olimpiadi non va dimenticato. Però io aggiungo subito che il non boicottare in un senso concreto le Olimpiadi non vuol dire tacere e non vuol dire neanche non fare nulla.

Antonio Caterino Il paradosso è sempre questo. Decidiamo di assegnare i giochi alla Cina e nessuno protesta; le proteste arrivano adesso. Questo significa che prima di tutto vengono gli interessi economici (e la gente tace) e poi adesso, quando l’opinione pubblica si mobilita, si fa finta (tutto si gioca sempre sull’apparenza) di decidere che forse questi giochi andrebbero in qualche modo boicottati. Tutto sempre si gioca sempre sul filo dell’apparenza. Sempre rimanendo sulla questione Olimpiadi che certamente ─ come ha detto lei ─ alla fine potranno aiutare e giovare alla situazione cinese, io ne ho parlato con altri missionari, primi fra tutto Padre Ciro Biondi qualche mese fa; con padre Ciro mi ricordo stavamo parlando del fatto che la Cina durante le Olimpiadi volesse proibire l’ostentazione dei segni sacri che contraddistinguono le religioni e volesse addirittura proibire le messe nei vari quartieri, per esempio nel quartiere italiano per l’Italia…

Padre Piero Gheddo Ma vede, questi fatti concreti vanno contestati, alla Cina va fatta rispettare la libertà. Le Olimpiadi sono un momento di libertà, vinca il migliore. Le corse sono uguali per tutti, ci sono dei giudici che decidono e che fanno rispettare queste regole. Le Olimpiadi sono un momento di libertà per gli atleti, per tutti quelli che ci vanno, per le autorità, etc. etc. Non vale la pena boicottare le Olimpiadi in generale, cosa che non è possibile e neanche opportuna. Però i problemi concreti vanno affrontanti. E ioo dico questo: oggi le Olimpiadi sono un avvenimento veramente molto importante, fondamentale per la Cina. Le autorità cinese si sono giocate tutto su questo avvenimento. Noi abbiamo quattro o cinque missionari che vivono all’interno della Cina e che ci lavorano (nei problemi sociali, come interpreti, etc.). Ce n’erano alcuni che stavano ad Hong Kong e il governo li ha ammessi come lavoratori, come volontari e come interpreti. E tutti dicono che sono quattro-cinque anni che la Cina spende cifre incredibili, quasi impossibili, per far apparire bene le Olimpiadi. Questo è un avvenimento per cui la Cina ha una profonda sensibilità. Quindi, quando si viene a sapere che la Cina proibisce le messe, bisogna dare risalto! L’idea di boicottare le Olimpiadi può essere giusta, ma come le boicotti? Non le boicotti non mandando gli atleti; non glieli mandi tu, ma li mandano tutti gli altri. Non è neanche opportuno. Bisogna però impegnarsi fortemente ─ non dico solo le autorità sportive o politiche ─ ma impegnarsi anche noi come opinione pubblica e come mass-media, di parlare continuamente di queste violazioni dei diritti dell’uomo che la Cina fa nella Cina stessa, in Tibet e anche fuori dalla Cina; perché questo è il momento in cui tutto il mondo guarda alla Cina. È giusto che la Cina abbia la possibilità di fare la sua Olimpiade, è bene che la faccia; non risulti però che ─ oltre ad essere un paese ricco economicamente e in continua crescita ─ sia anche un paese democratico e affidabile. Non è affidabile, non è affidabile in tantissime cose.

Antonio Caterino Da lei che è un grande viaggiatore e soprattutto un grande osservatore, volevo sapere questo. Sulla stampa, è uscito in più di un giornale ─ almeno in Italia ─ che la Cina, dagli anni ’50 dopo l’invasione, aveva in qualche modo modernizzato il Tibet e gli aveva permesso di abbandonare quel regime feudale che da molti secoli si portava dietro. Tutti hanno ragionato su questo aspetto e hanno parlato di una Cina che ha contribuito a costruire il benessere del Tibet. Probabilmente c’è anche questo di vero, ma oltre questo c’è una realtà ben peggiore.

Padre Piero Gheddo Ma vede, la Cina che è molto più sviluppata del Tibet socialmente ed economicamente ─ su questo non c’è dubbio ─ ha portato in Tibet il regime cinese, che però è fatto di due aspetti. Un aspetto è quello economico: e da questo punto di vista il Tibet si è sviluppato. L’altro aspetto è la dittatura, il totalitarismo cinese. Qui si parla dell’occupazione di un paese che era libero, perché non dimentichiamo che quando Mao Tse Tung ha invaso il Tibet nel 1949 (appena conquistata l’autorità sulla Cina), il Tibet era un paese libero. È vero che nella storia cinese dei secoli precedenti, gli imperatori cinese avevano una specie di protettorato sul Tibet; ma era un paese libero. Ed è vero anche che era un sistema feudale; ma questo sistema feudale, composto dal Dalai Lama e da tutti i monaci dei monasteri, ha dovuto sottoporsi al sistema cinese che è di occupazione totale della cultura. Io sono stato parecchie volte in India e ho visto paesi che erano feudali cinquanta-sessanta anni fa; prenda il Bhutan per esempio, nel nord dell’India, oppure il Brunei, nel Borneo. Questi paesi si sviluppano se sono nella libertà; se sono nel totalitarismo come quello cinese, questi paesi non si sviluppano. In Tibet poi c’è un altro problema che è un problema culturale. Sappiamo benissimo che la popolazione del Tibet ha un’altra religione rispetto a quella cinese, sono due buddismi diversi. Il buddismo cinese è quello mahayana, come in Vietnam e in Corea del Nord. Il buddismo tibetano è quello tantrico. La spiegazione sarebbe lunga, ma sono religioni diverse, sono lingue diverse, sono popolazioni diverse. Questa cultura millenaria del Tibet, sta per essere distrutta; e questo non solo perché hanno incendiato monasteri, hanno incendiato scuole buddiste, etc. ma perché ormai il Tibet è invaso dalla popolazione cinese.

Antonio Caterino In Tibet, essendo un territorio completamente montuoso, ovviamente non cresce tutto. Mi sembra che i Tibetani andassero avanti coltivando l’orzo e che i Cinesi abbiano deciso di sradicare questa coltura e passare colture diversa dall’orzo. Dato che il clima e il territorio non sono idonei a qualsiasi tipo di coltura, questo ha creato grosse carestie che hanno determinato morti e morti in Tibet.

Padre Piero Gheddo Questo è un problema, non credo però che sia proprio così. Nel passato, non credo ci sia mai stata carestia. Il Tibet è immenso e con poca popolazione, quindi vivevano anche di poco. La carestia è venuta perché la Cina ha imposto al Tibet quello che è il sistema sociale cinese delle campagne. La terra è dello Stato, tutto va allo Stato e lo Stato ridistribuisce a tutti. Questo però è sbagliatissimo in un paese appunto feudale, che ha una mentalità e una cultura tradizionale. Ciò è stato fatto dai Cinesi anche per eliminare un po’ di Tibetani. Comunque attualmente ─ o meglio da molti anni ─ il Tibet è invaso dai contadini cinesi, a partire dalle zone più basse (l’altopiano tibetano è sui 5-6 mila metri! Però il Tibet parte dal basso, vicino allo Yunnan). Lì c’erano anche i missionari cattolici ─ fino all’occupazione cinese ─ che avevano le loro missioni e lì si coltivava l’orzo e anche altre colture. Da lì hanno incominciato ad entrare i contadini cinesi. Oggi gli studiosi (ma lo dicono anche i tibetani in esilio) calcolano che la popolazione tibetana ormai è minoritaria rispetto a quella cinese. Se riescono a mandare 6, 7, 8, 10 milioni di abitanti in Tibet (sono un miliardo e più figuriamoci!)…Loro vanno, gli danno terra, gli danno aiuti, si impiantano; e così i Tibetani sono sottomessi ai Cinesi.

Antonio Caterino Per concludere questa piacevole chiacchierata, un’ultima domanda. Mi chiedevo questo: i missionari in Tibet ce ne sono....

Padre Piero Gheddo No! Non ci sono più dagli anni ‘50. Gli ultimi missionari erano francescani italiani, stavano in Tibet verso il confine con lo Yunnan, dove tenevano un grande lebbrosario (io non sono stato lì, ma ho letto il racconto di uno questi padri. Anzi mi pare che i francescani stanno pubblicando il diario di uno dei loro ultimi missionari che è stato espulso dai Cinesi verso il 1955-1956. L’ultimo che davvero ha lasciato questo territorio). Non ci sono più, come in tutta la Cina, non ci sono più neanche padri missionari. Ci sono missionari come ho detto prima che però fanno altro; uno fa l’interprete in Cinese, uno insegna il Cinese, due sono in una casa di handicappati. Due volontari! Sono andati lì al servizio del governo cinese e vivono in mezzo al popolo, senza però fare apostolato normalmente.

Antonio Caterino Ha qualche libro da consigliarci in chiusura?

Padre Piero Gheddo Io consiglierei un libro del 2002, Davide e Golia, i Cattolici e la sfida della globalizzazione della San Paolo. L’ho scritto io con il giornalista Roberto Beretta di Avvenire. Qui si parla molto anche della Cina e della violazione dei diritti dell’uomo in Cina e in Tibet, ma anche da altre parti. Il libro però tratta specificatamente del rapporto tra il nostro mondo ricco, benestante e democratico e il mondo dei poveri (sia dalla parte della Cina come in Africa, in Asia e in America Latina). Il rapporto Nord-Sud tra i popoli viene alla ribalta specialmente con la globalizzazione, che pone tutti i popoli a contatto l’uno con l’altro. E c’è un abisso, un abisso spaventoso. Dobbiamo quindi prenderne coscienza e questo libro, Davide e Golia. I cattolici e la sfida della globalizzazione della San Paolo può aiutare a conoscere queste cose e a dare una lettura e una soluzione ai problemi.


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