giovedì 28 agosto 2008

Padre Marcello Storgato sul Bangladesh

Da Missione Oggi del 24 novembre 2007

Umbria Radio inBlu





Antonio Caterino Un cordiale saluto agli ascoltatori di Umbria Radio, Antonio Caterino in studio per questo nuovo appuntamento di Missione Oggi. Questa mattina siamo in collegamento telefonico con Marcello Storgato, direttore di un’importante rivista, I Missionari Saveriani. Buongiorno padre.

Padre Marcello Storgato Buongiorno a te e a tutti gli ascoltatori di Umbria Radio.

Antonio Caterino Oggi parleremo con Padre Marcello del Bangladesh, ma prima di farlo le chiederei chi sono i Missionari Saveriani?

Padre Marcello Storgato I Missionari Saveriani sono una congregazione esclusivamente missionaria, fondata dal beato Guido Conforti circa 100 anni fa. Siamo nati dall’intuizione di questo uomo, originario di Parma e vescovo di Parma che voleva diventare missionario lui stesso ma non potendo, a causa della salute cagionevole, ha pensato a fondare questo istituto sul modello di Francesco Saverio. Ed è per questo che ci chiamiamo Saveriani, perché il Conforti ha pensato che avremmo dovuto portare avanti il sogno di San Francesco Saverio che morì in attesa di poter andare a portare il Vangelo in Cina. Perciò all’inizio tutti i Missionari Saveriani erano in Cina. Poi con l’espulsione dalla Cina ─ in seguito della rivoluzione dei Boxer e poi di Mao ─ ci siamo un po’ diffusi in tutto il resto del mondo.

Antonio Caterino Quindi i Missionari Saveriani operano e lavorano in tutti i continenti del mondo?

Padre Marcello Storgato Attualmente sì, dall’Europa (dove facciamo soprattutto animazione vocazionaria e animazione missionaria), poi in Asia (Giappone, Taiwan, Cina, Bangladesh, Indonesia), in Africa (Mozambico, Burundi, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Ciad), in America Latina (Colombia, Brasile in Amazzonia, Messico).

Antonio Caterino Quindi siete radicati in moltissime realtà?

Padre Marcello Storgato Effettivamente c’è questa ─ possiamo anche chiamarla ─ “dispersione” se si vuole, ma è un po’ andare dove c’è più bisogno.

Antonio Caterino E dopo questa premessa possiamo finalmente avventurarci a parlare di quello che sta avvenendo in Bangladesh. Lei Padre Marcello, è stato per molti anni missionario in Bangladesh. Qual è la situazione politica, sociale, economica?

Padre Marcello Storgato Io sono stato missionario in Bangladesh per 21 anni, praticamente dal ’72 al ’93 (poi sono stato richiamato in Italia per lavorare qui a Brescia dove abbiamo la comunità che pubblica tre riviste mensili e ha uno studio video più la libreria dei popoli). Il Bangladesh oggi come oggi è nella cronaca per un nuovo disastro, una nuova catastrofe naturale non voluta da nessuno (il ciclone Sidr del novembre 2007, n.d.r.) che mette in ginocchio una popolazione estremamente povera. È un avvenimento ciclico – diciamo così – che ogni tanto si ripete: io ricordo molto bene il ciclone del 1970 e l’altro del 1991 che ho visto personalmente. Ricordo il vento a 230 km/h, la pioggia che diluviava e l’attrito degli alberi per il vento produceva fiamme di fuoco. Sono scene apocalittiche e questa volta si è ripetuta nella zona del sud-ovest del Bangladesh (fortunatamente protetta da chilometri e chilometri di foresta fluviale) e questo ha protetto in un certo senso la popolazione che vi vive. Ma il disastro è enorme perché alberi che cadono, pioggia e vento che scoperchiano e portano via tutto; le notizie che abbiamo giornalmente da nostri missionari che vivono lì sono davvero catastrofiche. Ci vorrà molto tempo per sapere come è la situazione, perché tutto è andato in aria. E poi ci sono le conseguenze di gente che ha perso quel poco che aveva – per quanto poco era però tutto – e perdere tutto e perdere anche tanta vita significa dover ripartire da zero. Fortunatamente i poveri hanno sempre la forza della speranza ma occorre sicuramente un grosso aiuto. Non ce la farebbero mai da soli, sono cose inaspettate. L’unica consolazione è che il governo del Bangladesh ─ questa volta più delle altre ─ ha preveduto e ha informato la popolazione su come poteva svolgersi l’evoluzione del ciclone e tanti hanno potuto prendere rifugio nelle poche costruzioni solide che possono essere le scuole o le missioni dove c’erano le moschee e proteggersi in questo modo. Ma la situazione è veramente grave, gravissima.

Antonio Caterino Poi ovviamente penso che il governo non abbia molte possibilità economiche per aiutare i poveri che si sono trovati in mezzo a questo disastro.

Padre Marcello Storgato Sono risorse molto limitate non solo perché la nazione è povera ma anche perché quelle riserve alimentari che il governo provvede ogni anno nelle varie zone, anche queste sono andate distrutte nella zona ampia del ciclone. Quindi devono essere portate da altre parti della nazioni o magari dalle nazioni vicine. E soprattutto è andato perso il raccolto finale di quest’anno con centinaia di migliaia di ettari allagati. Adesso era l’inizio della stagione invernale con la coltivazione di verdure, tipo pomodori, verze, cavolfiori, cipolle, arachidi, etc. e questo rende la situazione ancora più disastrosa e precaria.

Antonio Caterino La religione cristiana in Bangladesh quando è arrivata?

Padre Marcello Storgato I primi missionari sono arrivati in Bangladesh poco più di quattro secoli fa, praticamente con i Portoghesi che per il loro commercio hanno fissato dei porti e dei fortini nell’Oceano Indiana e quindi anche nel Bengala. Sono comunque pochissimi i Cristiani i Bangladesh, siamo sull’ordine del 0,3% di fronte ad una popolazione che negli ultimi trentacinque anni si è raddoppiata. Io ricordo nel ’72, quando arrivai per la prima volta in Bangladesh, si calcolava una popolazione tra i 70 e i 75 milioni. Oggi sono oltre i 140 milioni; quindi in una nazione che è grande circa la metà dell’Italia, la sovrappopolazione è davvero clamorosa. Non si sa come riesca tutta questa gente a vivere in una nazione così piccola, per di più occupata da tantissimi fiumi e dalla foresta vergine al Sud, la foresta del Bengala. Meno male che hanno poche esigenze! Nel senso che in una capanna di 3 metri per 4, magari vivono 10-15 persone…tra adulti e bambini. Ma se avessero le esigenze nostre, di una stanza per persona ─ più cucina, camera da pranzo, salotto e via dicendo ─ non ci sarebbe spazio neanche per accomodare tutti!

Antonio Caterino Il panorama religioso in Bangladesh è molto variegato. Quali sono le confessioni religiose che maggiormente abitano il paese?

Padre Marcello Storgato La stragrande maggioranza della popolazione è islamica, siamo per lo meno sul 90-92% di popolazione mussulmana. Un musulmanesimo asiatico ─ non equiparabile all’Islam arabo o mediorientale ─ un Islam più, diciamo così, dal volto umano, tollerante…e anzi nel ’71, quando è nato il Bangladesh, il fondatore del Bangladesh, Mujibur Rahman, nella Costituzione aveva messo anche il principio del secolarismo, alla base della nazione del Bangladesh. Poi purtroppo questo principio è saltato in una revisione della Costituzione, per rendere il Bangladesh non paese islamico, ma insomma la religione islamica è quella ufficiale e c’è stato un po’ un ritorno ad un Islam più radicato. Ma non siamo a livello di estremismo religioso o di fondamentalismo religioso. Certo, gli avvenimenti ultimi e anche questo stesso ultimo ciclone catastrofico può aiutare la sezione più fondamentalista ad acquistare maggior forza, magari anche attraverso gli aiuti. Speriamo di no. L’altra componente religiosa della popolazione in Bangladesh sono gli Indù, sono circa il 7-8%, mentre prima del Pakistan ─ quando il subcontinente indiano era sotto la Compagnia delle Indie e l’impero britannico ─ in Bangladesh c’erano molti più Indù ed erano anche abbastanza benestanti. Ma dopo la separazione tra Pakistan e India, gli Indù sono fuggiti in India e molti mussulmani dell’India, specialmente della zona del Bengala o del Bihar o di Orissa, hanno preso occupazione in Bangladesh: così è aumentata di molto la popolazione mussulmana ed è diminuita di molto la popolazione indù. C’è una piccola minoranza buddhista, specialmente nella zona confinante con il Myanmar, la Birmania: hanno delle istituzioni, soprattutto di carattere educativo e formativo, anche nella capitale ma soprattutto nella zona collinare del sud-est del Bangladesh.

Antonio Caterino Io concluderei questa piacevole chiacchierata chiedendo chi era padre Valeriano Cobbe?

Padre Marcello Storgato Padre Valeriano Cobbe era un Saveriano vicentino che è stato un pioniere, soprattutto nel campo dello sviluppo agricolo, in Bangladesh. Lui è stato il primo a fare dei pozzi per l’irrigazione e a organizzare i contadini in cooperative attorno a dei pozzi con canalizzazione per portare l’acqua nei campi di riso. È stato il primo, in una zona fondamentalmente di fuori carta, a poter vedere i contadini coltivare tre raccolti l’anno, due di riso e uno di grano. Ricordo che tutta quella zona era un paradiso terrestre e venivano i ministri a vedere, perché sembrava una cosa impossibile. Tuttavia la mano d’opera fuori carta, organizzata in cooperative, ha fatto sì che anche i braccianti acquistassero una maggiore consapevolezza e desiderassero ricevere un salario un pochino più dignitoso; quindi non si prestavano più a lavorare per niente nei terreni magari dei mussulmani. E così, purtroppo, padre Valeriano, nel ’74, è stato ucciso, silurato la sera con una fucilata, probabilmente da un killer noleggiato e pagato apposta. Così è morto questo grande uomo che insieme al Vangelo sapeva portare anche l’entusiasmo per lo sviluppo in una nazione che è prevalentemente agricola. La morte non è la fine di tutto: certo c’è stato molto sgomento, smarrimento, specialmente nella popolazione povera e nei Cristiani. Ma adesso, dopo trent’anni, possiamo dire che la gente stessa ha recuperato quella forza dello sviluppo e della cooperazione tra di loro e sta portando avanti lo stesso progetto; magari con minori mezzi, ma attualmente possiamo dire che è una delle zone più sviluppate dal punto di vista agricolo di tutto il Bangladesh. Questo mi piacere, mi fa piacere parlare di questo mio grande amico che ho conosciuto personalmente e che lo ricordiamo con molto affetto e diciamo anche con un po’ di orgoglio.

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