giovedì 19 giugno 2008

L'UE SEGUE L'ITALIA... TOLLERANZA ZERO E PUGNO DI FERRO PER L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA


Ieri, a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato (con 369 voti a favore, 197 contrari e 106 astensioni) la direttiva UE che fissa nuove norme comuni per la gestione dell’immigrazione illegale nei paesi membri. Fra i punti più discussi vi sono:
1) la possibilità di detenzione amministrativa degli immigrati illegali fino a 18 mesi.
2) la possibilità di espellere gli immigrati illegali non solo verso i paesi di provenienza accertati, ma anche verso i paesi di transito, se questi ultimi danno il loro accordo.
3) la possibilità di detenzione e di espulsione dei minori, anche nel caso in cui essi non siano accompagnati o non abbiano una famiglia pronta ad accoglierli nei paesi di provenienza.
4) la negazione agli immigrati illegali del patrocinio legale gratuito.
5) il divieto per gli immigrati illegali rimpatriati di far ritorno ai paesi che li hanno espulsi a meno di cinque anni dall’espulsione.
Queste norme ricordano molto quelle del cosiddetto “pacchetto sicurezza” proposto recentemente dal Governo italiano. Da oggi, la direttiva UE potrà essere invocata dagli Stati membri che lo ritengono opportuno. Il ministro dell’interno Roberto Maroni ne richiederà immediato recepimento in Italia e la commenta con queste parole: “è la buona notizia del giorno”…
personalmente, ritengo incredibile che l’Europa abbia deciso di adottare norme tanto rigide riguardo l’immigrazione irregolare e credo che la via della “tolleranza zero” non sia quella giusta da seguire per una questione tanto delicata come quella dell’immigrazione, per il semplice motivo che il clima di diffidenza che si sta installando in Italia rischia di diffondersi in tutta Europa, provocando paura e risentimento che potrebbero sfociare in violenza. Occorre invece concentrarsi sull’integrazione degli immigrati, che sono parte della società e dell’economia d’Europa nel bene e nel male. Norme come l’adozione del reato di clandestinità non favoriscono l’integrazione, ma anzi contribuiscono a formare quella sottile, gelida barriera d’incomprensione che separa immigrati e residenti, spingendo gli uni contro gli altri in un inutile scontro che non risolve certo il problema di fondo.

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