Ultima affollatissima replica, domenica scorsa, per “Il Dio della Carneficina”, lo spettacolo andato in scena al Teatro Morlacchi di Perugia dal 14 al 18 gennaio e il 13 gennaio al Teatro Nuovo di Spoleto. La commedia di Yasmina Reza, portata per la prima volta in scena nel 2006, ha già attraversato i più importanti teatri europei, con la partecipazione di attori del rango di Isabelle Huppert e Ralph Fiennes, riscuotendo ovunque grande successo.
La semplice trama, Bruno è stato ferito violentemente al viso con un bastone da Ferdinando, i loro genitori si incontrano per regolare civilmente l’accaduto, fornisce una solida piattaforma dove far maturare il confronto fra stereotipi dei nostri giorni. Sedute su due divani color arancio sono riconoscibili varie anime del nostro vivere moderno: intellettuali politicamente corretti, affaristi senza scrupoli, madri sensibili per definizione e uomini di ostentato buon senso. Nella piéce dell’autrice francese tutti loro sono cavie involontarie di un unico cinico esperimento: individuare la vera natura dell’essere umano. Superfluo sottolineare che i personaggi in questione sfuggiranno a tale profonda verifica, fornendo una serie di colpi di scena che rimetteranno sempre in discussione limiti e parametri di giudizio. Incessantemente, sotto ad ogni pelle, l’essere umano svelerà così sentimenti ambigui e labili, in palese contraddizione con la coerenza decretata dai principi alla base del patto sociale. Ma se il geniale equilibrio dei dialoghi, in continuo bilico tra commedia e tragedia, attesta la maturità artistica dell’autrice non spiega del tutto il grande successo di pubblico che lo spettacolo stesso ha raccolto nelle sue tournée, dovuto ad un altro elemento, uno d’origine “gastronomica”. Nella commedia della Reza gli istinti umani più bassi sono piatti saporiti serviti caldi a cui pochi sanno resistere. Una sottile ironia, coinvolge lo spettatore sin dalle prime battute portandolo per mano, fino ai limiti oscuri del più spregiudicato sarcasmo, a ridere con la massima naturalezza delle piccole e grandi meschinità gratuite del quieto vivere quotidiano, del malcelato istinto di sopraffazione che abita i rapporti civili, della cieca fede nella vittoria del dio della carneficina, la cui posizione dominante non viene quasi mai fatta vacillare dalle convinzioni degli essere umani.
Un cast d’eccellenza, composto da Silvio Orlando, Anna Bonaiuto, Alessio Boni e Michela Cescon, per la regia di Roberto Andò, ha reso la tournée italiana tra le migliori di questa stagione teatrale.
La semplice trama, Bruno è stato ferito violentemente al viso con un bastone da Ferdinando, i loro genitori si incontrano per regolare civilmente l’accaduto, fornisce una solida piattaforma dove far maturare il confronto fra stereotipi dei nostri giorni. Sedute su due divani color arancio sono riconoscibili varie anime del nostro vivere moderno: intellettuali politicamente corretti, affaristi senza scrupoli, madri sensibili per definizione e uomini di ostentato buon senso. Nella piéce dell’autrice francese tutti loro sono cavie involontarie di un unico cinico esperimento: individuare la vera natura dell’essere umano. Superfluo sottolineare che i personaggi in questione sfuggiranno a tale profonda verifica, fornendo una serie di colpi di scena che rimetteranno sempre in discussione limiti e parametri di giudizio. Incessantemente, sotto ad ogni pelle, l’essere umano svelerà così sentimenti ambigui e labili, in palese contraddizione con la coerenza decretata dai principi alla base del patto sociale. Ma se il geniale equilibrio dei dialoghi, in continuo bilico tra commedia e tragedia, attesta la maturità artistica dell’autrice non spiega del tutto il grande successo di pubblico che lo spettacolo stesso ha raccolto nelle sue tournée, dovuto ad un altro elemento, uno d’origine “gastronomica”. Nella commedia della Reza gli istinti umani più bassi sono piatti saporiti serviti caldi a cui pochi sanno resistere. Una sottile ironia, coinvolge lo spettatore sin dalle prime battute portandolo per mano, fino ai limiti oscuri del più spregiudicato sarcasmo, a ridere con la massima naturalezza delle piccole e grandi meschinità gratuite del quieto vivere quotidiano, del malcelato istinto di sopraffazione che abita i rapporti civili, della cieca fede nella vittoria del dio della carneficina, la cui posizione dominante non viene quasi mai fatta vacillare dalle convinzioni degli essere umani.
Un cast d’eccellenza, composto da Silvio Orlando, Anna Bonaiuto, Alessio Boni e Michela Cescon, per la regia di Roberto Andò, ha reso la tournée italiana tra le migliori di questa stagione teatrale.
Isabella Rossi
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