Trailer del film
E alla fine eccoci qua, sedute sulle poltrone pieghevoli (e micidiali) dello Zenith, aspettando l’inizio del film. A. si riscalda le mani, ancora infreddolite, mentre io le spiego a grandi linee il tema del film, che sembra interessarla molto. Le luci si spengono e la pellicola comincia a girare, il matrimonio di Lorna sta per essere celebrato…
L’ultimo film dei fratelli Dardenne parla di Lorna, una ragazza kosovara (le recensioni dicono che è albanese, ma A. ne ha riconosciuto il dialetto kosovaro nei frequenti dialoghi in lingua) che, emigrata in Belgio, riesce ad ottenere la cittadinanza belga grazie ad un matrimonio “costruito” con un giovane eroinomane sfinito dalla sua droga. Il loro matrimonio (di interesse economico per il marito, burocratico per la moglie) sembra destinato a durar poco, in quanto lui potrebbe morire di overdose da un momento all’altro. Nel caso in cui non dovesse morire, sarà Fabio (un trafficante di uomini di origine italiana, l’organizzatore del matrimonio) a “provocare l’overdose”, liberandosi dal peso del divorzio, la parte più costosa del contratto. La ragazza, inizialmente ripugnata dal falso marito, comincia a provar pietà e affetto per quell’uomo distrutto, che pure sembra essere deciso a impegnare tutta la sua volontà per uscire una volta per tutte dal baratro della droga. Questo spazientisce Fabio, che ha fretta di concludere questo matrimonio perchè ha promesso Lorna (e la sua cittadinanza acquisita) ad un russo che ne ha bisogno a sua volta, e che paga molto bene. Lorna non può rifiutare di ricambiare il “favore” di Fabio, ma l’idea di dover essere complice dell’omicidio del marito le diventa sempre più insopportabile… (e io mi fermo qui, per non rovinarvi il finale… se volete sapere come va a finire andate al cinema, scaricate il film, comprate il DVD quando uscirà o chiamatemi)
I fratelli Dardenne tengono alta la loro reputazione con un film crudo, nemico della retorica, un film che ritrae fedelmente la realtà e le sue ambiguità. Dietro ad una cosa comunemente definita “immorale” (un matrimonio “burocratico”) si nasconde il dramma di due persone in difficoltà, dipendenti uno dall’altra e dipendenti soprattutto dal sistema criminale organizzato che li manipola e li sfrutta. Lorna si dimostra a poco a poco una ragazza eroica, con una spaventosa forza interiore e un grande senso pratico. Le scene sono girate sapientemente, illuminando la vita quotidiana, l’importanza dei piccoli gesti e la complessità dei rapporti umani.
Uscendo dal cinema, A. e io (rispettivamente l’unica albanese e l’unica belga in sala) abbiamo fatto due chiacchiere sui matrimoni burocratici… A. mi ha raccontato che effettivamente sono molte (soprattutto ragazze) le persone che in Albania sarebbero disposte a sposarsi per ottenere la cittadinanza in un qualsiasi paese europeo. Queste persone provengono soprattutto dalle campagne, dove la prospettiva di un matrimonio fasullo può sembrare migliore di una vita di stenti e di fatica. Non sono soltanto i trafficanti a organizzare i matrimoni, a volte gli “sposi” vengono presentati l’un l’altro da un conoscente o un amico di famiglia che si incarica di metterli in contatto. A. mi spiega che la meta più ambita delle ragazze albanesi è la Germania, poiché la politica tedesca è molto clemente in fatto di divorzio. Entrambi i divorziati, se non sono in grado di provvedere a loro stessi, godono di un aiuto economico e di una casa che lo Stato mette loro a disposizione senza pagar l’affitto e l’energia, finchè non trovano un lavoro col quale procurarsi sostentamento. A. mi ha raccontato di una sua conoscente che, come Lorna, ha sposato un ragazzo drogato in Germania. Parlando in generale dei matrimoni misti (non solo fasulli), A. dice di conoscere molte persone che hanno tentato un matrimonio misto, ma che quasi tutti i casi in questione si sono terminati con un divorzio. Secondo A. le difficoltà emergono non appena esaurita la prima fase del matrimonio, dove tutto è bello e perfetto. Si comincia a discutere su questioni religiose, culturali, si cominciano a notare le differenze più che le somiglianze, e spesso ci si separa. Secondo me A. non ha tutti i torti, ma d’altronde penso che non sempre lo Scontro debba avere la meglio sull’Incontro…
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