lunedì 21 marzo 2011

Sì ai referendum sui beni comuni


Manifestazione nazionale il 26 marzo
26 marzo 2011
Ore 14.00 - Piazza della Repubblica
Manifestazione nazionale a Roma

VOTA SI' AI REFERENDUM PER L’ACQUA BENE COMUNE!
SI' per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti, della democrazia

Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini hanno sottoscritto i referendum per togliere la gestione del servizio idrico dal mercato e i profitti dall’acqua.
Lo hanno fatto attraverso una straordinaria esperienza di partecipazione dal basso, senza sponsorizzazioni politiche e grandi finanziatori, nel quasi totale silenzio dei principali mass-media.
Grazie a queste donne e questi uomini, nella prossima primavera l’intero popolo italiano sarà chiamato a pronunciarsi su una grande battaglia di civiltà: decidere se l’acqua debba essere un bene comune, un diritto umano universale e quindi gestita in forma pubblica e partecipativa o una merce da mettere a disposizione del mercato e dei grandi capitali finanziari, anche stranieri.
Noi che ci siamo impegnati nelle mobilitazioni del popolo dell’acqua, nelle battaglie per la riappropriazione sociale dei beni comuni e per la difesa dei diritti pensiamo che i referendum siano un’espressione sostanziale della democrazia attraverso la quale i cittadini esercitano la sovranità popolare su scelte essenziali della politica che riguardano l’esistenza collettiva.
Per consentire la massima partecipazione, chiediamo che il voto referendario sia accorpato alle prossime elezioni amministrative e che prima della celebrazione dei referendum si imponga la moratoria ai processi di privatizzazione.
Crediamo anche che il ricorso all’energia nucleare sia una una scelta sbagliata perché è una fonte rischiosa, costosa, non sicura e nei fatti alternativa al risparmio energetico e all'utilizzo delle fonti rinnovabili.
Siamo convinti che una vittoria dei SI ai referendum della prossima primavera possa costituire una prima e fondamentale tappa, non solo per riconsegnare il bene comune acqua alla gestione partecipativa delle comunità locali, bensì per invertire la rotta e sconfiggere le politiche liberiste e le privatizzazioni dei beni comuni che negli ultimi trent’anni hanno prodotto solo l’impoverimento di larga parte delle popolazioni e dei territori e arricchito pochi gruppi finanziari con una drastica riduzione dei diritti conquistati, determinando la drammatica crisi economica, sociale, ecologica e di democrazia nella quale siamo tuttora immersi.
Cambiare si può e possiamo farlo tutte e tutti assieme.

Per questo chiamiamo tutte le donne e gli uomini di questo Paese a una grande manifestazione nazionale del popolo dell’acqua e dei movimenti per i beni comuni da tenersi a Roma sabato 26 marzo 2011.

Una manifestazione aperta, allegra e plurale.
Per lanciare la vittoria dei SI ai referendum per l’acqua bene comune.
E per dire che un’altra Italia è possibile. Qui ed ora.

Perché solo la partecipazione è libertà.
Perché si scrive acqua e si legge democrazia.
Per partecipare dall'Umbria, partiranno autobus organizzati da Perugia, Città di Castello, Gualdo Tadino e Terni (con costo a sottoscrizione libera per finanziare la campagna referendaria). Per prenotarsi, telefonare al 333/7826433 o per e-mail acquapubblicapg@gmail.com

Continua...

mercoledì 16 marzo 2011

150 anni..portati come?!

"Patria, impertanto, significa quella determinata contrada e quella peculiare congregazione di uomini a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti, i diritti, le speranze e gli affetti del vivere comune" Terenzio Mamiani

Il 2011 non è un anno di Mondiali di calcio, né tantomeno di Europei. Eppure incredibilmente, pur senza vedere 11 uomini che corrono dietro a un pallone con indosso una maglia azzurra, riscopriamo di essere italiani, e sfoggiamo il nostro grande patriottismo. Ma come sempre – purtroppo – si tratta di un patriottismo a singhiozzo, puramente ipocrita e di facciata, che nasconde un sostanziale campanilismo a oltranza
A maggior ragione, questa Italia in questo suo primo 150° compleanno offre poco da festeggiare e offre ancora meno a quegli italiani patrioti davvero, volendo usare il termine patriottismo nel suo senso più semplice e puro: amare e avere a cuore la propria patria.
Del resto, cosa dovrebbe o potrebbe festeggiare un italiano oggi?
Il fatto di avere un Presidente del Consiglio che va in giro più truccato di Moira Orfei e più rifatto di un trans brasiliano? Il fatto di aver saputo produrre personaggi politici di grande spessore e caratura (da Giolitti a De Gasperi, da Togliatti a Spinelli, da Gramsci a Moro, da Gentile a Berlinguer) e di ritrovarci ora con un circo di clown e saltimbanco (nel senso letterale del termine)? Oppure potremo festeggiare il fatto che mentre in Germania un Ministro si dimette per aver copiato una tesi (nonostante abbia rinunciato al titolo di Dottore e l’Università glielo abbia ritirato), in Francia una Ministra si dimette per dichiarazione inopportune su un (ex) dittatore (il tunisino Ben Ali), in Giappone un Ministro si dimette per aver ricevuto una donazione di €440 (quattrocentoquaranta, senza nessun mila di seguito), in Italia abbiamo un Presidente del Consiglio accusato di prostituzione minorile e abuso di potere che resta saldamente al suo posto sostenuto da un parlamento (la maiuscola l’ha persa da tempo) dove siedono corrotti, corruttori, pregiudicati, veline, illetterati..e magari anche igienisti dentali? Dovremo forse festeggiare il fatto che questo stesso parlamento di non eletti ma di nominati voglia stravolgere un testo Costituzionale (testo scritto da italiani che al di là del loro colore politico hanno vissuto – alcuni sulla propria pelle – il fascismo, consapevoli delle sue cause) in favore di un solo, singolo, unico cittadino, seppur “unto dal Signore”? Potremo forse festeggiare il fatto di aver saputo essere protagonisti a livello internazionale (siamo tra i fondatori dell'attuale Unione Europea) e aver saputo tener testa addirittura agli USA (vedi base di Sigonella, cui il merito a Craxi non può non essere riconosciuto) e ritrovarci ora a baciare mani a uno che non si fa tante remore a sparare sulla sua stessa gente (nonché va in giro vestito anche peggio di Moira Orfei)?
O potremo forse festeggiare il nostro grande senso di civiltà con cui ancora nel 2011, di fronte al bunga-bunga arcoriano, ci rivolgiamo – e continueremo a farlo – al genere femminile non riuscendo ancora né a guardarlo negli occhi, nè ad alzare lo sguardo da seni e culi?
O dovremo forse essere orgogliosi del fatto che in 150 anni non siamo ancora riusciti a creare uno Stato laico davvero, in cui ai sacrosanti diritti di un cattolico fervente corrispondano gli altrettanti sacrosanti diritti di un cittadino?
O forse si potrebbe festeggiare il fatto che dopo un secolo e mezzo gli italiani ancora non hanno ancora imparato a usare congiuntivi e condizionali (e nemmeno l’italiano stesso), ma pretendono che gli stranieri siano in grado di farlo?
A voi la scelta.
Potremo forse festeggiare prendendo spunto da un importante partito che è al Governo della Repubblica Italiana..la Lega Nord, che esce dal Consiglio Regionale lombardo mentre si canta l’Inno di Mameli, o che si schiera fermamente contro l'istituzione del 17 marzo a giornata celebrativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia, per poi (sempre al Consiglio Regionale lombardo) farsi approvare una legge che istituisce come giorno festivo il 29 maggio, ricorrenza della Battaglia di Legnano (quella del famoso Carroccio della Lega lombarda).
Auguri Italia, qualunque cosa tu sia diventata o stia diventando..nella speranza di arrivare a festeggiare i tuoi 200 anni con un patriottismo meno a singhiozzo e più vero.

Continua...